La strage di Villa Rossa

La strage di Villa Rossa

di Giacomo Bini

giugno 2016

La strage nazifascista più cruenta compiuta a Montale è avvenuta il 14 luglio del 1944 nei boschi della Felciana presso la Villa Rossa, dove furono uccise undici persone per rappresaglia. Se il più famoso e ricordato degli eccidi avvenuti a Montale è quella di via Roma perché avvenuto nel centro abitato del paese e perché i cinque impiccati furono lasciati appesi al cappio per diversi giorni, la rappresaglia più grave, per numero di vittime e anche per la violenza dell’azione tedesca, fu quella di Villa Rossa. Si trattò di una tipica rappresaglia nazista seguente ad un’operazione partigiana. Un gruppo di partigiani appartenenti alla Brigata Ubaldo Fantacci aveva passato per le armi due soldati tedeschi il 12 luglio proprio a Villa Rossa. Furono risparmiati due soldati austriaci perché rivelarono la posizione di una pattuglia tedesca isolata in località Aquerino. Durante il seguente attacco partigiano alla pattuglia tedesca rimasero uccisi altri due tedeschi, il capitano Münzberg e il tenente Weichs; un terzo soldato, il tenente Nietzsche, riuscì a fuggire raggiungendo il comando che organizzò subito un rastrellamento della durata di tre giorni. Vennero catturate tredici persone, tra le quali il partigiano Marcello Danesi. I cadaveri dei due tedeschi uccisi furono caricati su un carro che fu fatto trainare a braccia da uno degli uomini catturati, Dino Nerozzi, un aglianese di 27 anni. Il Danesi era stato legato al carro col fil di ferro.

L’eccidio avvenne davanti agli sfollati presenti alla casa Rossa. Gli uomini catturati vennero picchiati selvaggiamente. «Cazzotti e cazzotti, denti che saltavano e sangue» racconta Aldo Fanciullacci che riuscì a fuggire buttandosi a corsa in un sentiero stretto e scosceso e salvandosi per miracolo dalle pallottole e dall’inseguimento di un tedesco. «Saltai in una pruniccia» racconta Fanciullacci «poi in un punto pulito. Lui non si mosse, non mi tirò, allora via continuai a correre e mi misi in un fosso».

Furono fucilati e uccisi Gino Cecchi (40 anni di Agliana), Turiddu Davini (46 anni di Prato, sfollato), Brunetto Ferrati (42 anni di Montale), Rutilio Meoni (42 anni di Montale), Alfonso Meoni (54 anni di Montale), Dante Peli (44 anni di Montale), Guido Peli (46 anni di Montale), Elio Tonsoni (44 anni di Agliana), Vannino Vaccai (21 anni di Pistoia). Tra i fucilati c’era anche Alberto Finocchi (36 anni di Pistoia) che però non rimase ucciso, ma solo ferito, si finse morto e riuscì a salvarsi. Dopo la fucilazione i tedeschi proseguirono verso valle col carro contenente i due cadaveri dei loro commilitoni, trainato dal Nerozzi e al quale era legato il partigiano Danesi. Dino Nerozzi e Marcello Danesi furono uccisi in un campo vicino al torrente Settola la sera stessa. La strage è ricordata da una lapide posta sulla parete della Casa Rossa.

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