di Marco Bagnoli
giugno 2016
Nel corso degli anni ci è capitato di raccontare molte storie di artisti quarratini apprezzati nel proprio territorio e riconosciuti come tali anche al di fuori; non a tutti è riuscito entrare nel cuore della gente come i The Little Jaguars. I più giovani non li hanno conosciuti, ma quelli che hanno una certa età non possono esserseli dimenticati tanto facilmente. I Little Jaguars erano una band di quattro elementi, o un complesso, come si diceva all’epoca; un’epoca nella quale il panorama musicale non era affollato come al giorno d’oggi, e quelli che suonavano uno strumento si conoscevano un po’ tutti. Alla chitarra ritmica c’era Patrizio Cecconi, al basso Paolo Pacini, alla chitarra solista Gabriele Giannini e alla batteria Giovanni Pacini. Le parti cantate se le dividevano Gabriele e Paolo. Nel 1963 avevano tutti tra i quattordici e i quindici anni, a parte Patrizio, che ne aveva una ventina. Il loro genere musicale era quello ricompreso nella categoria Beat, che abbracciava gruppi come i Beatles, i Rolling Stones, ma anche James Brown e alcune band italiane come i Nomadi, l’Equipe 84 e i Rokes.
Il loro debutto avvenne nel 1964, nel corso di una recita della commedia “Il gatto in cantina” alla Pineta. Da allora sono state centinaia le serate, tenendo conto che nei locali di allora si suonava di pomeriggio il fine settimana. I nostri ragazzi si ritrovavano per le prove settimanali nella loro cantina, non vedendo l’ora che fosse il sabato e la domenica per suonare. Il principale supporto veniva dalle loro famiglie, ovvio; qualcuno aveva i genitori musicisti e qualcuno no, ma l’entusiasmo per la situazione era lo stesso. Inutile dire che in una Quarrata di 12.000 persone i Little Jaguars la facevano da padroni, e la loro zona di gradimento si estendeva al territorio di Pistoia, Prato e Firenze. Qui a Quarrata sono stati i primi, e di un livello superiore. La cura dei dettagli andava dal pulmino col nome, guidato dal maggiorenne di turno, alle giacche col righino in perfetto stile Beatles. Nel ‘66 scalarono le classifiche di un concorso musicale sponsorizzato dagli strumenti Davoli, “Italiabeat”: vinsero la posizione regionale di Pistoia, poi quella regionale di Firenze, arrivando alla semifinale di Parma, anche se poi il vincitore non venne mai eletto per via del fallimento dell’organizzazione. Il 1966 fu l’anno dell’alluvione di Firenze, e anche nel quarratino l’acqua fece i suoi danni, allagando la cantina e infradiciando gli strumenti, poi asciugati col phon in vista dell’imminente serata del sabato. Sempre nel ’66 il gruppo accompagnò la cantante Wilma Goich in occasione della data quarratina.
Erano gli anni dei capelli lunghi e gli articoli di giornale che parlavano di loro non ci misero niente a etichettarli come capelloni, qualcosa di cui andar fieri, ma che di certo esponeva all’ironia della gente. Il 1967 fu la volta del “Cantautogiro” di Quarrata, presentato da che poi li volle nel suo locale di Reggio Emilia.
Ho parlato di tutto questo con Paolo e con Carlo, detto “Charlie”, il fratellino, come dice lui, di Gabriele. Carlo, che all’epoca era veramente un ragazzino, di cinque anni più giovane degli altri, ancora si ricorda di come fosse orgoglioso di essere il fratello di suo fratello – e non a caso il vizio della musica se l’è preso anche lui. Paolo e Carlo mi hanno raccontato tutto, e alla domanda quale fosse il ricordo più bello, mi hanno detto che all’epoca era tutto bello, era l’atmosfera a rendere il tutto particolare, un momento della vita dove l’orizzonte sembrava aperto e si poteva andare liberi.