di Daniela Cori
dicembre 2016
Piedini scalzi che corrono sul pavimento, risatine soffocate, manine che scartano frenetiche i pacchetti sotto l’albero: sono i rumori che una volta all’anno rendono magico il Natale, momenti indimenticabili per quanti abbiano la fortuna di viverli o di averli vissuti. E non si può dire Natale senza dire giocattoli, anche se ormai sempre più spesso ai bambini interessano le consolle per videogames o i telefoni cellulari, che ricevono in dono in varie occasioni dell’anno senza aspettare il 25 dicembre. Eppure ha sempre avuto un che di magico anche solo l’attesa di babbo Natale o di Gesù bambino, cominciando a fermarsi già da fine novembre davanti alle vetrine dei negozi di giocattoli (allora non c’era Amazon) spiaccicando naso e mani sul vetro quasi che questo rendesse più accessibili gli oggetti desiderati. Oppure, in tempi più lontani, nonni, zii e genitori costruivano con le loro mani gli oggetti destinati al gioco dei bambini di famiglia, usando semplici materiali reperiti fra gli scarti di falegnameria o dalle zie sarte, qualche tappo di sughero, bottoni, barattoli di latta.
Al museo di “Casa di Zela”, nell’area naturale protetta della Querciola, (via Nuova, 48 a Caserana, tel. 338 2792423) c’è una collezione sconfinata di questi giocattoli, soprattutto realizzati dal dopoguerra in poi, ma non mancano pezzi più antichi, alcuni che risalgono anche ai primi del ‘900. Qui si può osservare anche l’evoluzione dei giocattoli nel tempo. Trottole dal moto ipnotico che da piccoli coni di legno con la punta di ferro sono diventate più grandi e in latta colorata; fucili di legno che sparano grazie all’elastico e alla molletta per i panni e piccole carabine con il calcio e la canna simili a quelle vere; modellini di macchine di ogni epoca, bambole di pezza, di porcellana, di polietilene. Tra le particolarità, una rara macchinina di Topolino della Politoys, il gioco originale del Meccano e una cucina economica in miniatura funzionante a spirito.
Ernesto Franchi, responsabile del museo, è disponibile a dare spiegazioni per quegli oggetti che ormai ci appaiono “strani”, e ne mette in evidenza le caratteristiche tecniche e documentate. Una visita alla stanza dei giocattoli del museo di “Casa di Zela” insieme ai nonni e ai genitori, può essere l’occasione per sperimentare la conoscenza e la memoria storica delle tradizioni e dei valori del passato. Passare del tempo libero in un museo può diventare l’occasione per ascoltare i racconti scovati in una memoria ritrovata, tra oggetti del passato e proiezioni sul futuro, stimolando il coinvolgimento emotivo che rafforza i legami affettivi e il senso di appartenenza. A volte, attraverso i racconti si possono recuperare il piacere della semplicità e l’importanza della condivisione e dei sentimenti più che delle cose.