di David Colzi
marzo 2021
La paninoteca “Fame Chimica” di Olmi ne ha fatta di strada da quando, nell’aprile 2015, aprì come scommessa di due giovani coniugi, Andrea Aprile e Chiara Gucci, che non venivano dal mondo della ristorazione, ma che erano accomunati dalla predilezione per la cucina verace e saporita, insomma quella «laida e corrotta» come direbbe il cuoco televisivo Giorgio “Giorgione” Barchiesi. In particolare il cibo da strada è sempre stata la loro passione, quello fatto di hamburger, piadine e lampredotto. Inizialmente preparavano le loro pietanze succulente solo per gli amici durante le cene, poi decisero di trasformare il divertimento in una piccola sfida imprenditoriale. Andrea si è posizionato dietro i fornelli e Chiara dietro il bancone.
«Il primo giorno, panico assoluto!» esordisce sorridendo Chiara. «Pensa che io scrivevo gli ordini sugli scontrini». «Agli inizi abbiamo fatto anche noi la nostra buona dose di errori» ammette Andrea. «Soprattutto perché non eravamo preparati ad avere fin da subito così tanto consenso. Chissà, forse i clienti venivano attirati dall’originalità del nome». Non c’è voluto quindi molto perché da una piastra passassero a due e che la friggitrice da quindici litri venisse sostituita con una da quaranta… anche perché qui le porzioni non sono certo misere.
Un ulteriore punto di forza del locale è il menu che unisce piatti tipici come Lampredotto e Porchetta a invenzioni più innovative come il panino “Stroncavegano” che fra l’altro è valso alla paninoteca di Olmi, l’inserimento nel libro “Tuscanburger”, certificandola fra le migliori della Toscana. E sul fronte dei panini, Andrea ci rivela che alcune delle invenzioni più riuscite sono il frutto di richieste particolari dei clienti: «Se un cliente ci suggerisce qualche combinazione nuova e interessante per una piadina o panino tramite la sua ordinazione, non solo la mettiamo nel menu, ma chiediamo alla persona di dargli un nome, oppure lo facciamo scegliere ai nostri clienti». Così sono nati il “Los Pollos” (i fan di “Breaking bad” capiranno…), “Lo sbirro”, il “Tommy special”, il “Maremmamaiala” e via di seguito. Andrea, in qualità di uomo della “ciccia”, ci tiene poi a farci sapere che i suoi hamburger vengono preparati ogni mattina da lui medesimo, tagliando e macinando pezzi interi di lombata di vitello rigorosamente italiana. Stessa cura per i panini, fatti fare solo con farina lievito e acqua. Invece sul versante dei condimenti, la punta di diamante è la “Salsa Fame Chimica”, brevettata e certificata, sia come nome che come ingredienti. Da non trascurare, per l’apprezzamento del locale, l’innata simpatia di Chiara che fra una battuta e l’altra, mette subito tutti a proprio agio, dai nonni ai nipoti.
Purtroppo adesso, con l’emergenza sanitaria, il locale si è dovuto svuotare, prediligendo quasi totalmente le ordinazioni telefoniche da asporto. Si è quindi passati dal fare un massimo di dieci consegne il sabato sera a oltre settanta. Le pietanze di “Fame Chimica” si sono quindi motorizzate, arrivando un po’ ovunque nella Piana, fino a spingersi nella provincia di Pisa. «Ma tanti vengono ancora da noi per prendere il cibo da consumare fuori il locale» dice Chiara. «Ad esempio recentemente un camionista si è fatto 180 chilometri per assaggiare uno dei nostri panini! Pensa che nel tempo tanti clienti sono arrivati da fuori regione, tipo da Bologna o Faenza». Soddisfazioni a parte, i coniugi Aprile ci dicono che anche loro fanno più fatica, perché l’asporto prevede molto più lavoro, a fronte di un minore incasso rispetto a quello che si avrebbe con il locale pieno di clienti. Andrea e Chiara non ci nascondono addirittura che all’inizio del primo lockdown, quello di marzo 2020, pure loro si sono posti la fatidica domanda: chiudere o continuare? Alla fine hanno stretto i denti e oggi sono ancora in giro, «puntualissimi» precisa Andrea, forti del fatto che, rientrando nella categoria merceologica dei beni primari, possono rimanere aperti sempre, qualunque sia il colore della regione. «In qualche modo ci siamo dovuti reinventare un nuovo ritmo lavorativo» precisa Chiara «vivendo praticamente qua dentro sette giorni su sette e persino Andrea è dovuto passare dietro il bancone». «Ora in postazione fissa in cucina c’è Sara, “la donna delle piastre”» aggiunge sorridendo Andrea, «con noi da quattro anni, a cui ho lasciato volentieri le chiavi del mio regno». Meritorio il fatto che, in epoca di Covid, alla “Fame Chimica”, anziché ricorrere alla cassa integrazione come accade quasi ovunque, hanno assunto nuovo personale per incrementare il domicilio e l’asporto.
Quindi siete positivi per il futuro? «Non bisogna mai smettere di sognare e di pensare in grande e noi lo facciamo ogni giorno» conclude col suo immancabile sorriso, Chiara Gucci.