di Paola Maria Mandelli
settembre 2020
Una morte su cinque a livello mondiale è dovuta a cattive abitudini alimentari che rappresentano il più importante fattore di rischio prevenibile per le malattie non trasmissibili, principalmente cardiopatia ischemica (infarto), diabete e cancro.
Un’attenta valutazione degli studi scientifici su questo argomento, suggerisce che i principali fattori di rischio alimentari sono l’assunzione elevata di sodio (sale, dado etc) e un basso apporto di alimenti come cereali integrali, frutta e verdure. A differenza di molti altri fattori di rischio, le cattive abitudini alimentari sono trasversali all’età, al sesso e allo sviluppo sociodemografico. Anche se l’impatto dei singoli fattori dietetici varia da paese a paese, un apporto scorretto in particolare di cereali integrali, frutta e sodio, costituisce un fattore di rischio molto importante. A livello globale, nel 2017 il consumo di quasi tutti gli alimenti e i nutrienti salutari è risultato subottimale, soprattutto per noci e semi, latte e cereali integrali. Al contempo è stato rilevato un uso giornaliero oltre i livelli ottimali di alimenti poco salutari, come bevande zuccherate, carne lavorata (90% in più), sodio (86% in più) e carne rossa (18% in più).
In sintesi è stato scoperto e dimostrato scientificamente che una dieta scorretta, si associa a una serie di malattie croniche e può quindi contribuire in maniera determinante allo stato di benessere psico-fisico di ognuno di noi. Questa constatazione sottolinea la necessità urgente di sforzi globali coordinati per migliorare la qualità della alimentazione umana. Data la complessità dei comportamenti dietetici e l’ampia gamma di fattori che influenzano la dieta, il miglioramento richiede la collaborazione attiva di diversi attori del sistema alimentare.
Ci sono naturalmente delle sfide notevoli nell’applicazione di queste regole a tutte le popolazioni. Basti pensare al costo proibitivo di frutta e verdura in alcune regioni: due porzioni di frutta e tre porzioni di verdura al giorno a persona, rappresentano il 52% del reddito delle famiglie nei paesi a basso reddito, il 18% in quelli a reddito medio/basso, il 16% in paesi a reddito medio/alto e il 2% in quelli ad alto reddito Per sostenere il cambiamento dietetico radicale necessario a ottimizzare la salute umana, è essenziale un insieme d’interventi politici inseriti sugli interi sistemi alimentari, sia livello internazionale che dei singoli Paesi e anche che ognuno di noi si faccia autore e responsabile della propria salute con un comportamento alimentare sano e corretto.
Ma non ci vuole/vorrebbe molto se ognuno di noi si impegnasse a seguire una dieta ottimale, anche se adeguata ai propri gusti e abitudini. Basta poco!