Officina Automotor …forse più “Motor” che “Auto”

Officina Automotor …forse più “Motor” che “Auto”

di Massimo Cappelli. Foto: Gabriele Bellini

settembre 2020

Come si dice, il destino sta nel nome! E’ proprio il caso dell’azienda di Claurizio Santini, meccanico dagli anni Settanta, che nel 2009 scelse per la sua nuova officina il nome Automotor. Oggi scopriamo che non avrebbe potuto scegliere un nome più azzeccato! Il motivo ce lo spiega suo figlio Marco che abbiamo invitato in redazione. 

Marco, quasi ventenne, inizia a lavorare con il padre nell’officina di famiglia riparando auto di ogni marca, facendo tagliandi, revisioni, cambio gomme e quant’altro. Anche se obbligato a lavorare sulle quattro ruote, in realtà per lui due ruote sono d’avanzo, poiché la sua vera passione sono le moto. Grazie a questo si crea spontaneo un seguito di amici che frequentano l’officina per piccoli lavori come cambio olio, pasticche dei freni o altro, ma tutto si riduce solo a piccoli interventi. Per una decina d’anni il core business dell’attività sono solo le auto. Tuttavia Marco non smette mai di sognare e in vetta ai suoi desideri c’è quello di dedicare la sua creatività per personalizzare motocicli di grossa cilindrata, rendendoli unici.

Questo è successo solo qualche anno fa, grazie alla sua compagna Giada, che lo ha spronato a iniziare. Insieme ad un comune amico fu acquistata una Yamaha Fazer da customizzare; il lavoro riuscì alla grande e la moto fu portata ad una mostra dove incontrò molta visibilità e molti consensi. Dopo questo evento, ottenute le prime attenzioni della stampa, è iniziato il viavai di centauri in officina, il lavoro va sempre crescendo anche grazie a Giada da che segue il marketing e il sito Internet, i clienti vengono soprattutto da fuori zona, anche da altre regioni, uno affezionato addirittura dalla Svizzera. La loro fama, derivata dalla buona riuscita dei lavori e dalla loro presenza, sempre più assidua a manifestazioni del settore, ha raggiunto la “famiglia” Harley Davidson, dove il passaparola ha molta importanza. Così se il mondo della moto per Marco pochi anni fa era solo un sogno, oggi sta diventando una fantastica realtà.

Marco, dimmi il segreto del vostro successo.

«La passione e la continua ricerca. E anche per il fatto che la nostra è un’autofficina convenzionale e il business deriva soprattutto da lì, per cui, riguardo la customizzazione delle moto ci possiamo permettere di fare solo i lavori che ci piacciono di più, facendoli proprio come se il mezzo fosse nostro. Il progetto di ogni lavoro deve piacere soprattutto a noi; io e Giada lo disegnamo al computer, poi lo condividiamo con il proprietario della moto, il quale quasi sempre ci dà carta bianca. In questi pochi anni abbiamo avuto anche la fortuna di conoscere i più importanti ricambisti del mondo che operano nel settore, questo ci ha consentito di raggiungere ogni volta la soddisfazione dei clienti, soprattutto degli Harleysti, che parlano bene di noi facendoci arrivare nuovi clienti. Il proprietario di una Harley è un cliente evoluto, al quale non interessa il prezzo ma esige il risultato. Ovvio, più consistente è il budget e più facile è fare un lavoro egregio; pensa che c’è stato anche un cliente che ha voluto placcare i bulloni in oro zecchino. La grande soddisfazione però è quando si riesce a fare un ottimo lavoro anche con cifre modeste, trovando l’idea giusta e costruendo i pezzi in officina. Questo lo abbiamo imparato soprattutto grazie ai restauri delle moto d’epoca, in quei casi in cui non si trovano più i pezzi di ricambio».

Per il futuro che progetti hai? Pensi di staccarti dal tuo babbo?

«No, credo che da “Santa Claus” non mi staccherò mai», piega sorridendo. «Santini Claurizio, il mio babbo, per cui il soprannome che gli ho dato è azzeccato, no? È più facile che “Santa Claus” si stacchi da me quando andrà in pensione. Anche perché mio padre è la figura di riferimento in officina, tutti lo conoscono e lo cercano rivolgendosi prima a lui per i lavori. Poi, anche per il fatto che creare un’altra azienda e una seconda ragione sociale sarebbero spese inutili. Credo si possano concepire e fare ottimi lavori anche lavorando in promiscuità. Credo anche che la nostra missione e la nostra grande fortuna sia quella di poter lavorare con le passioni della gente, di poter costruire una moto addosso allo stile di vita e alla personalità di chi la possiede, o riportare allo splendore originale un mezzo d’epoca, con un immenso valore affettivo personale, facendo venire i lucciconi al proprietario. Dei progetti per il futuro ce li ho: il primo è una Harley molto particolare e innovativa della quale abbiamo già fatto il progetto, totalmente elettrica, concepita con una grossa azienda di Bologna che costruisce motori elettrici. La Harley Davidson ha già messo sul mercato una moto elettrica, ma la nostra però non avrà niente a che vedere con la loro, costruita in serie. Un altro grosso progetto è con il corpo dei paracadutisti ‘Folgore’ di Pistoia, ai quali stiamo realizzando una moto personalizzata che dovrebbe essere pronta a inizio anno nuovo». 

Bravo Marco! Quando si fa un lavoro che piace e lo si svolge con grande passione è già di per sé una fortuna che a tutti non tocca. Ma se attraverso questo lavoro si riesce ad infondere nei propri clienti la felicità che prova un bambino quando riceve un regalo, è il top. D’altronde, non poteva essere altrimenti: si sta parlando del figlio di Babbo Natale! No?

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