Marco Bagnoli
marzo 2011
Si ipotizzano due differenti origini per il nome di Sant’Alluccio, entrambe accreditate come verosimili. La prima fa riferimento ad un pio eremita di Pescia; la tradizione vuole che nei primi anni del 1100 avesse edificato un ospizio per dare conforto ai pellegrini, se non proprio un eremo fortificato, divenuto in seguito parte integrante dei possedimenti del vicino monastero di San Baronto. È il suo stesso biografo a sostenere questa tesi, senza voler tener conto del fatto che il sant’uomo, venerato poi come beato, ha prestato la propria iniziativa nell’erezione di numerosi eremi e ospizi per i viandanti nelle zone di Firenze, Lucca e Pistoia.
La seconda ipotesi si tinge però dei toni della leggenda. Si dice infatti che ad edificare Sant’Alluccio fu uno dei tre monaci che attorno al 700 d.C. si lasciarono alle spalle il monastero di Cluny, in Francia, per riparare presso le nostre colline. La “leggenda” vuole che ciascuno dei tre confratelli si sia adoperato affinché sorgesse una cappella ed un romitorio in tre diverse località. I loro nomi, Alluciem, Justis e Barontes starebbero quindi all’origine delle odierne Sant’Alluccio, San Giusto al Pinone e San Baronto.
La Torre dell’antico eremo si trova sopra una delle più alte creste del Montalbano. Emanuele Repetti (Firenze 1833 – 1846) esprime la sua ammirazione nel Dizionario Geografico, Fisico, Storico della Toscana: <<è un punto di prospettiva magnifico, di dove si dominano le valli dell’Arno dai monti di Vallombrosa sino a bocca d’Arno, con tutte le sue tributarie. Risiede a 929 braccia sopra il livello del mare>>. Renato Fucini non è da meno nelle sue Veglie di Neri: <<la prima volta che giunsi lassù mi si abbagliarono gli occhi, e per qualche minuto, incantato dal meraviglioso spettacolo che mi stava dinanzi, non seppi fare altro che guardare attonito in giro, senza distinguere nulla di definito nel largo e verde orizzonte>>.
