L’acquaccia amara

L’acquaccia amara

di Giacomo Bini

giugno 2020

Una rivista che si chiama “Noidiqua” convive male con il cosiddetto “distanziamento sociale”, perché la sua natura è proprio quella di cementare la socialità, il sentirsi insieme, uniti. Per questo motivo abbiamo sofferto a non uscire col numero di marzo. Il virus ci ha tolto il respiro e il nostro respiratore, nel periodo di sospensione dell’attività, è stato l’affetto dei lettori, la loro immutata fiducia e l’incoraggiamento a riaprire il prima possibile. Come tutti, abbiamo preso la medicina del distanziamento ed è stata amara. Proprio come quella che ha dovuto prendere Pinocchio nel capolavoro di Collodi. Il burattino la chiamava “l’acquaccia amara” e, come tutti ricorderanno, fece di tutto per evitare di prenderla, facendo finta di nulla, minimizzando i sintomi, pretendendo di gustarsi prima la pallina di zucchero offerta dalla fatina. Anche noi all’inizio ci siamo illusi di poter fare a meno di chiudere tutto, ci pareva impossibile che non darsi la mano. Ma poi, come Pinocchio è stato convinto dai quattro conigli tutti neri che l’hanno visitato nella sua camera, così noi abbiamo visto le immagini dei camion militari che trasportavano le bare dei morti in provincia di Bergamo. Così abbiamo preso “l’acquaccia amara” e ci siamo allontanati gli uni dagli altri. La tecnologia ci è venuta un po’ in soccorso con lo streaming, le dirette sui social, la didattica a distanza, il cosiddetto smartworking, ma la nostra opinione è che questi mezzi non potranno mai sostituire lo stare insieme. Guai a confondere l’emergenza con la normalità. Non c’è un’autentica vita umana senza vicinanza fisica. 

Per questo non vediamo l’ora di tornare a dare notizie di incontri, di feste, di raduni, di sani assembramenti umani. Ora però siamo ancora convalescenti e dobbiamo rispettare le regole indicate dai medici. Del resto la nostra rivista ha avuto fin dalla sua fondazione una particolare sensibilità al tema della salute, tanto che abbiamo ospitato la rubrica fissa “Una mela al giorno” condotta da stimatissimi medici del nostro territorio e in questo momento curata dalla dottoressa Paola Mandelli. 

Il tema dell’emergenza sanitaria è presente in questo numero anche in molte altre pagine, com’era inevitabile. Abbiamo cercato di dar conto soprattutto di un aspetto, quello della solidarietà dimostrata dalla gente della piana. Associazioni, imprese, singoli cittadini hanno fatto a gara per offrire il loro aiuto in termini di donazioni, di volontariato, di offerte alimentari. Da questo punto di vista possiamo trarre un bilancio estremamente positivo sulle nostre comunità. Non ne avevamo alcun dubbio, ma la prova dei fatti è stata straordinaria. Le pagine dei quotidiani in questi mesi sono state stracolme di notizie su iniziative di grande generosità. Gli amici si vedono nei momenti del bisogno e nella piana l’amicizia vera, non quella superficiale dei social, si è vista sul serio. Nel nostro piccolo abbiamo provato a darne conto, ma sicuramente ci siamo dimenticati di qualcosa e ce ne scusiamo. Le iniziative sono state così tante che non sappiamo se siamo riusciti a dare notizia di tutto. Per fortuna avremo a disposizione i prossimi numeri, perché siamo tornati e continueremo a dare il nostro apporto di informazione e soprattutto di affetto nei riguardi delle nostre comunità

Per finire un grazie a tutti, di nuovo, per averci aspettato.

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