Renato Gori – il barbiere che ha creato il campo sportivo di Vignole

Renato Gori – il barbiere che ha creato il campo sportivo di Vignole

di Luciano Tempestini

giugno 2020

Non è semplice descrivere questo personaggio, senza ricordare quel suo carattere forte, deciso e la sua passione per lo sport, in primis il calcio. Negli anni ’60 Vignole, come tanti altri paesi della nostra Italia, non aveva un campo sportivo e i giovani erano costretti ad arrangiarsi per poter giocare a pallone; questo lo sapeva bene il nostro Renato Gori che praticava il calcio amatoriale, sebbene non fosse più giovanissimo. Giocava, come tutti, nelle piazze sassose e piene di buche e spesso il pallone finiva dove non doveva: tipo in un orto, dove il proprietario regolarmente lo restituiva infilzato nel forcone, oppure, come capitò più di una volta, dentro l’officina di un fabbro che con cinismo spietato, non mancava di segare il pallone in due parti. E fu proprio da quest’ultimo episodio che Renato, reggendo in mano le due parti del pallone “restituite” dal fabbro, citò una frase storica del condottiero Francesco Ferrucci, durante la battaglia di Gavinana contro Maramaldo Vile: «Tu uccidi un uomo morto». Poi rivolgendosi ai compagni di gioco, aggiunse: «Ragazzi ci conviene costruire un campo sportivo, ci costerà certamente meno che continuare a comprare palloni».

Da queste premesse, ben 50 anni fa, nacque il campo di Vignole, realizzato in un arco di tre anni e con tanti sacrifici. Renato poté contare su alcuni amici e frequentatori della sua bottega di parrucchiere; alcuni si defilarono nel tempo, soprattutto quando gli impegni si facevano gravosi, ma altri, trascinati dal suo esempio, rimasero a dar man forte. Tra questi, è d’obbligo citare Lino Cozzo, che oggi alterna la sua residenza tra Porto Venere e Agliana, che divenne segretario, tesoriere, e all’occorrenza operaio manovale dei lavori del campo sportivo. Finalmente nel 1970 ci fu l’inaugurazione e in contemporanea nacque la “U.S. Vignole”, con sede presso il circolo “La palma”.

Del periodo dei lavori, mi torna alla mente un episodio vissuto in prima persona, che meglio farà capire il carattere forte e deciso di Renato. Era un lunedì mattina del 1969, ed io, come tanti altri amici, ero solito fermarmi nella sua bottega per commentare le partite della domenica; quel giorno Renato mi chiese se con la mia macchina lo potevo portare a Castelfiorentino per acquistare le porte per il campo sportivo. Acconsentii volentieri, ma non immaginavo cosa mi aspettava al ritorno… Arrivati nel primo pomeriggio alla sede dell’azienda fornitrice, Renato iniziò a trattare sul prezzo delle fatidiche porte. Alla fine scoprì che il trasporto non era compreso nel prezzo, ma andava aggiunto al totale, così mi chiese di caricarle sulla macchina, ma io gli risposi che era impossibile; non avevo portabagagli e poi le traverse avevano una lunghezza eccessiva, sette metri e trenta, contro i cinque metri della macchina. La sua insistenza ebbe la meglio sulla mia titubanza, e chiedendo alcuni scarti d’imballaggio alla ditta, li mise sul tettino dell’auto e ci appoggiò le traverse della porta, legandole poi sul retro, e tenendo leggermente aperti i vetri dei finestrini, per passare più volte le corde sopra e dentro l’auto. Sul davanti ripeté l’operazione, mettendo fra l’altro in difficoltà la mia visuale nella guida; chiaramente quei pali sporgevano in avanti e sul retro dell’auto in modo eccessivo, e Renato si procurò degli stracci legandoli ben visibili sulle traverse per segnalarle. Io non mancai di fargli notare che se avessimo trovato una pattuglia, rischiavo il sequestro dell’auto e il ritiro della patente: «Non ti preoccupare, conosco alcune strade secondarie dove non c’è traffico e nemmeno controlli» mi tranquillizzò lui. Così il tragitto di ritorno durò alcune ore ricche di tensione (soprattutto per me!) e rammento ancora la curiosità e lo stupore che destava la mia auto nelle persone che incontravamo nel nostro percorso. Arrivati presso il campo sportivo di Vignole, con la sua solita risolutezza, Renato mi disse: «Hai visto? E’ andato tutto bene e quante lire abbiamo risparmiato!» 

Parlando oggi di lui con la moglie Giuseppina, la figlia Rossella e suo marito Guido (che hanno ereditato il salone di parrucchiere di Renato, trasformandolo nel conosciutissimo negozio “Rossella e Guido”), mi raccontano quanto fosse importante, per l’andamento della giornata, il fatto che Renato perdesse o vincesse l’incontro calcistico con gli amici. Rossella ci racconta che quando era piccolina, aspettava il ritorno del babbo, e se voleva chiedergli un favore o un piccolo regalo, doveva ascoltare, come suggerito dalla mamma, il modo in cui appoggiava la bicicletta al muro: se sentiva un rumore forte non doveva chiedere nulla, perché il babbo aveva sicuramente perso.

Se oggi Vignole ha il suo campo sportivo dove tanti giovani possono divertirsi, è grazie alla passione e alla tenacia di un barbiere che amava e curava l’erba del suo campo, con la stessa dedizione riservata alle teste dei clienti.

 

Foto sopra: Anni ’80, Terzo Torneo Vignole, disputato sul Campo di Vignole e vinto dalla squadra capitanata da Renato. Fila in piedi da sx: Giuliano “China” Fabbri, Rossano Tuci, Giancarlo Zampini, Paolo Tuci, Mario “Bacchetta” Leporatti, Renato Gori e (?). Seduti da sx: (?), Emiliano Magazzini, (?) e Solero Pagnini.

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