Luigi Procopio – il parroco dalle mani d’oro

Luigi Procopio – il parroco dalle mani d’oro

di Luciano Tempestini

dicembre 2021

Luigi Procopio è parroco di Montemagno e Santonuovo dal 2005. Originario di San Sostene in provincia di Catanzaro, è qui da noi dal 1989, quando, non ancora presi gli Ordini Sacri, fu fra i fondatori a Forrottoli della comunità Grano di Frumento, un’associazione di fedeli, laici (celibi e sposati) e sacerdoti, legata alla Congregazione dei Passionisti. Nel 1992 è stato ordinato sacerdote a Roma da Papa Wojtyla. In questo articolo però, non parleremo né del suo sacerdozio né del suo percorso di Fede, ma altresì delle sue “mani d’oro” e della sua inventiva, grazie alle quali riesce a costruire macchinari incredibili e ad aggiustare gli oggetti più disparati, portandoli a nuova vita; insomma, in qualche modo è un “Leonardo da Vinci” di qua che abita da questa parte dal Montalbano.

Per scoprire le sue invenzioni e i suoi restauri, lo incontriamo alla chiesa di Montemagno, la Pievania di San Giovanni Evangelista. Qui notiamo subito a fianco della struttura, uno strano marchingegno, che ha tutte le caratteristiche di una sega a nastro; la sua cui particolarità però che è costruita con tutti i componenti di uno scooter 50 Zip Piaggio. Padre Luigi l’ha realizzata perché, durante le sue passeggiate per i sentieri del Montalbano, aveva notato alcuni grandi tronchi di alberi caduti e lasciati lì a marcire. Così pensò: «Perché non utilizzarli, dandogli nuova vita?» Ottima idea, ma per sezionarli ci voleva un macchinario adatto; da lì la costruzione della sua sega-a-nastro-scooter, realizzata, lo precisiamo, senza alcun progetto scritto. Sempre per tagliare rami e tronchi, ha munito il suo trattore di un carrello per portare con sé un’altra sega, stavolta acquistata, da usare in giro, dove c’è bisogno dei suoi servizi. Non a caso, alcuni parrocchiani (e non solo) gli hanno chiesto nel tempo di andare nella loro proprietà per aiutarli a smaltire il legname.

Ma le meraviglie non finiscono lì e per vedere il resto lo abbiamo seguito nella sua officina davanti alla chiesa, le cui travi del tetto, fra l’altro, sono state restaurate da lui, tramite l’inserimento di chiavarde per consolidarne la tenuta. Lo stesso tipo di recupero è stato effettuato sulle travi secolari del portico della chiesa. Sempre con tronchi recuperati, ha realizzato un grande bancone, la cui peculiarità è quella di reggersi in piedi senza chiodi né viti, solo con la forza degli incastri e della colla. Anche in questo Luigi ci ricorda un po’ Leonardo… Il banco è poi munito di quattro morse realizzate sempre dal parroco. Attorno al tavolo, si notano tanti oggetti rigenerati con le sue abili mani: due torni, uno per il legno e uno per il ferro, due moto, due scooter e altro ancora. Non solo: lo abbiamo visto intento anche a risistemare una chitarra vecchia di circa quarant’anni; perché Padre Luigi Procopio, fra le sue tanti abilità, suona, da autodidatta, chitarra e pianoforte dilettandosi non solo con musica sacra. Oltre a questo, nel 2016 si è laureato in Psicologia all’Università di Firenze.

Ma da dove arriva questa sua inventiva e abile manualità? Noi glielo abbiamo chiesto e Padre Luigi ci ha raccontato che tutto è iniziato quando aveva sei anni, e frequentava l’officina meccanica del nonno, dove trascorreva i periodi di vacanza da scuola. Qui ha appreso l’arte di riparare e quella di arrangiarsi con ciò che si aveva a disposizione. A riguardo, ecco un episodio emblematico: arrivato all’adolescenza, Luigi desiderava, come ogni giovane, un motorino; ma anziché comprarsene uno, decise di costruirselo andando di officina in officina e recuperando i vari pezzi che gli servivano e che spesso i meccanici buttavano. Così si costruì il suo modello personalizzato di scooter 50.

Aneddoti e invenzioni a parte, alla fine, il messaggio che ci lascia il nostro parroco è quello di non aver fretta a disfarsi degli oggetti quotidiani: «L’ingegno imprime una forma durevole anche alle cose che non avrebbero per sé la ragion di durare» sosteneva Manzoni. A questo Padre Luigi aggiunge: «Nella vita tutto merita una seconda possibilità». Una bella metafora, da estendere anche al nostro vivere quotidiano, nei rapporti cogli altri.

Foto tavolo e macchinari: Leonardo Donati

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