di Serena Michelozzi. Ph: Foto Olympia
giugno 2019
Le due grandi passioni di Elena sono da sempre la danza ed il restauro, ed entrambe sono poi diventate le sue attività lavorative, anche se il restauro resta quella principale: «Fin da piccolissima ho sempre avuto l’istinto della conservazione. Avevo molta cura dei miei giochi e degli oggetti di casa e se qualcosa si rompeva cercavo sempre di accomodarla. Poi in terza media lessi un articolo sulla scuola di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e decisi che quella sarebbe stata la mia strada» ci racconta Elena, restauratrice freelance.
La professione del restauratore in generale consiste in una serie di interventi diretti e indiretti sulle opere, al fine di limitare i processi di degrado dei materiali costitutivi ed assicurarne la conservazione, nel rispetto dei valori storici e artistici: «Si parte sempre dall’analisi della tecnica costruttiva e dello stato di conservazione di un’opera ed in base ai dati acquisiti si redige il progetto d’intervento. Per mettere in atto le fasi preventivate, il restauratore deve avere abilità manuale, sensibilità di lettura dell’immagine, oltre che essere dotato di competenze tecnico-scientifiche» ci spiega Elena, la cui specializzazione sono i dipinti su tela e tavola (e talvolta sculture lignee policrome), con lavorazione di tutti i materiali di cui è composta un’opera, dal supporto agli strati preparatori e pittorici.
La nostra restauratrice lavora prevalentemente su opere del territorio e dei musei di Firenze, Prato e Pistoia e collabora come ditta esterna con l’Opificio delle Pietre Dure. Due anni fa, in collaborazione con la collega specializzata in pitture murali, Cristina Napolitano, ha lavorato sulla cupola della Chiesa di San Michele Arcangelo ad Agliana. Nel territorio di Pistoia ha concluso il lavoro su un’insegna processionale quattrocentesca, del Palazzo Vescovile. Mentre, in precedenza, ha restaurato la Madonna del Rosario e Santi di Andrea Commodi (della Chiesa di San Giovanni Battista in Valdibure), la tavola attribuita a Leonardo Malatesta del San Sebastiano, San Pietro e Sant’Antonio e la Madonna col Bambino e Angeli in legno e cartapesta della Chiesa di San Pietro in Candeglia. Per il Museo Civico ha restaurato la scultura del San Sebastiano attribuita a Pietro Urbani e per Palazzo Fabroni, il Progetto di lettura globale di Fernando Melani. Sempre a Pistoia ha svolto manutenzioni per mostre, ad esempio su due tele di Alessandro Gherardini e Benedetto Luti, del monastero di Santa Maria degli Angeli e sulla scultura del Cristo Crocifisso di Giovanni Pisano della chiesa di San Bartolomeo.
Elena è riuscita ad intraprendere la strada di restauratrice, una volta ammessa, nel 2001, alla Scuola di Alta Formazione dell’Opificio delle Pietre Dure: «E’ stata una grande soddisfazione, perché la scuola è a numero chiuso, i posti per settore sono veramente pochi e le prove selettive piuttosto dure. Ho esaudito il desiderio che avevo fin da bambina: mi si è così aperta la strada per la migliore formazione teorica, ma è stato solo l’inizio, perché c’è sempre da imparare» ci racconta. Da restauratrice ama prendersi cura di qualsiasi opera, anche la meno importante del più ignoto autore. Invece, dal punto di vista del materiale, predilige le tavole del ‘300/’400: «Ma se mi affidassero un Leonardo o un Caravaggio, ovviamente non disdegnerei…»
Oltre che restauratrice Elena è anche insegnante di danza, e collabora nella scuola in cui ha mosso i primi passi, il Centro Immagine Danza, diretto da Gabriella Pecchioli e Benedetta Francini. «La più grande emozione scaturisce quando le mie allieve riescono a tradurre, con il corpo e con l’espressione, quello che avevo concepito nella mia testa: a quel punto può addirittura capitarmi di non riuscire a trattenere le lacrime» ci confessa.
L’insegnamento della danza occupa parte del suo tempo libero, ma la professione “regina” è ovviamente il restauro: «È un lavoro di grande responsabilità che necessita di passione ma soprattutto di competenze che si acquisiscono con un’approfondita formazione teorica, lunga esperienza pratica, e frequenti studi o corsi di aggiornamento sui materiali e sulle metodologie d’intervento, in continua evoluzione. Malgrado nel percorso ci si scontri con molti ostacoli, come ad esempio la frequente mancanza dei fondi, la forte concorrenza o la complessità della burocrazia, non ho mai pensato di cambiare strada. Però devo svelarvi che, in qualsiasi momento della mia giornata, ho sempre una musica in testa e per questo sono sicura che anche la danza, direttamente o indirettamente, da maestra o spettatrice, farà sempre parte della mia vita» conclude Elena.