di Carlo Rossetti
marzo 2019
Non si può certo dire che le cose vadano bene. Dal pianeta che è stufo di farsi insultare dall’umanità e perciò si rifà scatenando Tsunami, terremoti, pioggia torrenziale e quindi allagamenti, alla violenza che è diventata una modalità di comportamento, dalla mafia che nonostante gli arresti clamorosi di boss e conniventi, riemerge più ardita che mai, ai corrotti e corruttori che si annidano all’interno delle istituzioni pubbliche, dai poveri migranti che attraversando il Mediterraneo riescono a non essere “tramezzini”per gli squali senza sapere a quale destino vanno incontro, all’uomo che per gelosia elimina la propria moglie con ferocia inaudita. Ecco il nostro bollettino di guerra giornaliero; non c’è certo da stare allegri. Eppure nessuno si è accorto che un nemico altrettanto pericoloso si annida vicino a noi. Lo vediamo ogni giorno, abbiamo a che fare con lui, ma non abbiamo coscienza della sua potenzialità malefica pur nell’apparente tranquillità.
Fino a molti anni fa, serviva in genere a riservarci notizie edificanti, a metterci in grado di iniziare bene la giornata. A questo punto vi starete domandando di che cosa si tratti. Ebbene, una delle cose a cui non pensereste mai: la cassetta delle lettere. Ma come direte voi? Un oggetto così insignificante e consueto può essere motivo di tanta apprensione? Ebbene sì. Ora al suo interno, tutti i giorni, si trovano solo bollette da pagare di ogni tipo, insieme a noiosi e inutili opuscoli pubblicitari che ci dobbiamo prendere l’incarico di smaltire per conto dell’azienda che li ha pubblicati e alla quale noi non avevamo ordinato niente.
I fogli pubblicitari, messi lì alla bell’e meglio da un rinsecchito marocchino a basso costo, per la loro lunghezza fuoriescono dall’ingresso della cassetta e ripiegandosi su se stessi pare ci facciano la linguaccia. Come la linguaccia? Sì.
Ritornando alle bollette, lungo è l’elenco dell’aziende che ci hanno ritenuti meritevoli per inviarci i numerosi inviti di pagamento. Si va dall’Enel al Gas, dalla Tim all’IMU, dai Rifiuti al Consorzio Ombrone, dall’elenco delle tasse da pagare, ai bollettini per il versamento INPS, fino a un insieme di Opere Pie che fanno appello al nostro buon cuore. Questo è un solo un piccolo elenco dimostrativo. Una volta aperta la cassetta e resisi conto dell’ammontare del nostro intero debito, è impossibile non sentire una stretta al cuore, non provare affanno e cercare di riportarsi alla normalità attraverso profonde inspirazioni ed espirazioni. Ma ormai il cuore ha subito l’ennesimo affronto. Quello che più di tutto fa imbestialire il destinatario, è il fatto di vedere la cassetta vuota e dopo un sospiro di sollievo, andare al bar dell’angolo a bersi un caffè. Al ritorno, un quarto d’ora dopo, trovare la cassetta già tutta piena di corrispondenza. Si ha la sensazione d’essere stati spiati da qualcuno, il quale visto la cassetta priva di sorveglianza, l’ha riempita e si è allontanato indisturbato.
A questo punto viene in mente ai non più giovani, il passaggio mattutino, di lontana memoria, del portalettere in bicicletta. Si dirà che è solo retorica, nostalgia per un passato che aveva molte precarietà e non offriva gli attuali comfort. Rispolveriamo per un attimo il vecchio postino con il cappello in testa delle Poste Italiane, segno di riconoscimento insieme al borsone pieno di posta ancorato davanti al manubrio. Calzoni fermati in fondo con mollette da bucato, per evitare che le rovesce venissero “fagocitate” dalla catena e via pedalando! Bussava alla porta, attendeva l’arrivo di qualcuno, quindi dopo un buongiorno personalizzato, nel senso di essere congiunto al nome della persona, testimonianza di una lunga conoscenza, consegnava la missiva. In genere erano cartoline dal mare dei periodi estivi, dove era possibile leggere con grafia incerta Saluti cori a tuti, da non confondersi con il Tuti fascista che alimentò le cronache nere degli anni ’70. C’era anche la mamma trepidante che attendeva da tempo notizie dal figlio militare e il giorno in cui poteva leggere una lettera del figlio, faceva partecipe della propria commozione anche il postino, il quale rimaneva in attesa della lettura, tenendosi in bilico con un piede sul pedale e l’altro sulla soglia. Aperta la lettera si poteva leggere una formula d’apertura ormai collaudata dal tempo: Carissimi genitori io sto bene come spero sia di voi, ma qui si mangia male… Poi il portalettere si congedava con un arrivederci a domani e via a bussare alla porta accanto. A Natale o a Pasqua c’era un piccolo riconoscimento verso l’amico quotidiano, che si concretizzava con una busta contenente un po’ di denaro. In certi casi poteva trattarsi di un’offerta d’uova, o di un dolce preparato in casa.
Ora, in tempi di revival, si potrebbe tornare al vecchio postino in bicicletta, adatto a districarsi bene nel traffico cittadino, in sostituzione degli attuali scooter, indubbiamente maneggevoli, ma sempre meno di una bicicletta. Potrebbe ripristinarsi un clima più disteso dal punto di vista del rapporto, se si sentisse al citofono una voce amica che ci chiama e ci dà il buongiorno e quindi imbucasse nella cassetta la corrispondenza della giornata.
Tutto questo però non servirebbe a nulla e sarebbe solo folklore, perché i borsoni, che diventerebbero due, uno davanti e uno di dietro, sarebbero pieni ugualmente di bollette, di messaggi, di ingiunzioni e di tutto ciò che ora ci angustia. Tanto vale lasciare tutto come adesso, ma avere cura di assumere, prima dell’apertura della cassetta, un sicuro tranquillante a difesa delle coronarie, le uniche a incassare il primo negativo impatto e a farne le spese loro malgrado. Ma c’è un altro motivo che suggerisce di non ricorrere al vecchio postino; è il fatto che prima o poi sarebbe rincorso per le vie cittadine da qualche esaltato, incazzato, incavolato, infuriato, arrabbiato, furibondo cittadino. E questo non sarebbe bello, né giusto.