di Daniela Gori. Ph: Foto Olympia
dicembre 2018
Non è esagerato definire Giulia Martini poetessa rivelazione dell’anno; lei che con il suo libro “Coppie minime” (Interno Poesia, pp.136) è arrivata in volata in questa seconda metà del 2018, conquistando addetti ai lavori, critici, esperti e letterati. Si legge di lei sulle pagine culturali di quotidiani come “la Repubblica” o “Corriere della sera”, si parla di lei sui social, si scopre la bellezza delle sue poesie negli incontri di presentazione e negli appuntamenti con gli autori di libri.
Un modo di travolgere la scena che da sempre è stato il suo, perché la Giulia si è sempre contraddistinta fin da quando, a Quarrata da bambina, e poi da ragazzina, frequentava le scuole. Emergeva già, puledrina scalpitante, per il modo di vedere le cose diverso da tutti, per le profonde intuizioni, per l’esuberanza delle sue urgenze culturali e la sete di conoscenza. Giulia era già a un passo dallo spiccare il volo, lei che sentiva stretta la vita di provincia, e ha trovato a Firenze una dimensione più stimolante per la sua ispirazione. Firenze: la città degli studi universitari, delle prime prove di vita indipendente e delle nuove amicizie. Dopo la laurea, in letteratura italiana contemporanea con una tesi sulla poetessa Patrizia Cavalli, pubblica le prime poesie su riviste specializzate e il primo libro di poesia ancora “acerbo”, “Manuale d’istruzioni”, nel 2015. Adesso, finalmente, a soli 25 anni, la prima grande prova.
Sono versi eruditi i suoi, versi in cui echeggiano le lunghe ore passate nello studio amato, “matto e disperatissimo” di classici più lontani nel tempo come Dante e Leopardi, o di contemporanei come Montale e Caproni, versi che dimostrano un assiduo lavoro di ricerca tutto personale. «Fare poesia per me non è semplicemente scrivere frasi più brevi andando spesso a capo» spiega la nostra giovane autrice «non è fissare sulla carta in modo estemporaneo i pensieri che si affacciano alla mente in un attimo di ispirazione». Nei versi di Giulia c’è invece dietro tanto “mestiere”, la conoscenza approfondita e l’utilizzo di strutture precise, della metrica e delle figure retoriche. E tanto lavoro di limatura. “Coppie minime” ha ottime recensioni viene presentato nelle librerie e non solo della Toscana, (addirittura è stato in vetrina nella Libreria Italiana di Parigi). Il titolo si riferisce a una definizione della linguistica: sono “coppie minime” le coppie di parole che si differenziano solo per un fonema, anche se hanno significati diversi.
«La poesia di Giulia Martini utilizza con molta abilità metri, assonanze, parole diverse ma dallo stesso significato e in particolare la figura delle “coppie minime» scrive di lei Michele Brancale su La Nazione «E’ evidente anche la simbologia che questa figura esprime nel titolo della raccolta e nel contenuto che essa esplora. Il libro rivela una capacità elastica di composizione e una padronanza delle parole e del loro ritmo che fa pensare ai testi di Pasquale Panella, al loro disegnare, con parole che si riverberano l’una nell’altra, non di rado con ossimori, un’immagine, quasi un quadro».