Hotel pizzeria ristorante San Pietro – dal 1969

Hotel pizzeria ristorante San Pietro – dal 1969

di David Colzi

dicembre 2018

La storia dell’Hotel pizzeria ristorante San Pietro non inizia con l’attuale gestione, come forse alcuni immaginano, ma con una famiglia pratese, i Baldi, che aprirono l’attività nel 1969, su di un terreno di famiglia dove era situata una casa colonica. Il titolare, Osvaldo, che non aveva precedenti esperienze nel settore della ristorazione e dell’ospitalità, decise di lanciarsi in questa avventura imprenditoriale perché secondo lui, quella sul viale Montalbano era una posizione strategica, dato che c’era un gran via vai di camionisti e di rappresentanti, attirati dal comparto mobiliero quarratino, che allora, come si usa dire, “tirava”. In cucina presto arrivò la moglie Grazia, e il primo staff del San Pietro, composto da neanche 10 persone, cominciò a lavorare sul nostro territorio: «Da forestieri» come ci dice sorridendo Maurizio, figlio di Osvaldo. Sempre nell’ottica di attirare i camionisti, fu pensato un ampio parcheggio sul retro (rimasto inalterato negli anni); il locale invece era un po’ diverso da adesso, con una veranda telonata e con una capacità di ospitare solo un centinaio di coperti. Ridotto era anche il numero delle camere, solo 15, di cui fra l’altro le prime 5 erano occupate dalla famiglia Baldi. Naturalmente la clientela del ristorante divenne col tempo variegata, includendo famiglie e semplici avventori. Il nome scelto fu da subito San Pietro, perché incontrava la sensibilità dei coniugi Baldi, entrambi molto devoti. La gestione della famiglia pratese mise in primo piano anche la rosticceria, che soprattutto la domenica, riscuoteva molto successo. La filosofia è stata sempre quella di costruirsi attorno una clientela affezionata, che nel tempo ritorna, trovando un ambiente ed un cucina famigliare.

Osvaldo Baldi e la sua famiglia rimasero a gestire il San Pietro fino al 1985, e dopo una fase di transizione di un anno, arrivarono gli attuali gestori, i fratelli Massimiliano (detto Massimo) e Antonio Luigi (detto Gino) Vizzino, assieme Nicola Ricciardi; con loro c’era anche un altro socio, Salvatore Ruggeri, venuto a mancare nel 1995. «Eravamo degli sbarbatelli di vent’anni che venivano dal sud Italia» ricorda sorridendo Gino. «Non avevamo nient’altro che la voglia di lavorare». I nuovi gestori portarono con sé l’esperienza maturata in una pizzeria fiorentina dove si erano conosciuti, e infatti, non a caso, iniziarono subito a proporre la pizza, divenuta oggi un must  del locale. Così, 13 dicembre del 1987, iniziò il nuovo percorso del San Pietro, che li ha portati a 31 anni di attività. Un’altra data importante è il 2007, quando dopo essere stato chiuso per soli 70 giorni, il San Pietro riaprì i battenti con l’aspetto attuale, per proporsi ai clienti con più del doppio dei coperti e con 10 nuove camere munite di tutti i comfort, soprattutto per chi è in viaggio, come i camionisti, che oggi, assieme a rappresentanti e operai, sono circa il 60 per cento della clientela.

Una delle caratteristiche riconosciute al vostro ristorante è la rapidità del servizio, anche quando il locale è al completo: come è possibile unire velocità e qualità? 

«L’organizzazione è tutto e noi questo lo abbiamo imparato quando lavoravamo a Firenze» ci dice Gino. «Gran parte del lavoro lo facciamo prima che inizi il servizio e non durante. Questa politica aziendale ci fa apprezzare anche dalle famiglie con bambini, perché si sa che i piccoli non amano molto stare seduti al tavolo. Naturalmente un servizio così non piace a tutti, ma a noi fino ad oggi ci ha premiati in termini di consenso».

Il menù come è cambiato nel tempo?

«Diciamo che da 15 anni è cambiato poco. Talvolta abbiamo provato a togliere qualche piatto, oppure a sostituirlo con un’altra portata: ma presto o tardi torniamo sempre al punto di partenza, perché la gente che viene da noi si aspetta di trovare il menu tradizionale… pensi che abbiamo una ventina di primi piatti, tutti richiesti!»

Ormai siete famosi per la vostra cucina.

«Ci è capitato di essere riconosciuti all’estero» dice  Gino «magari da rappresentanti in viaggio».

Consolidati sono anche gli incarichi e le postazioni: Nicola è al timone in cucina, Gino a sfornare pizze (soprattutto il fine settimana), Massimo in sala a servire e intrattenere i clienti. A loro si aggiunge uno staff di circa quindici persone, fra cui la moglie di Gino, Cristina, e quella di Massimo, Silvia, che oggi si divide fra il San Pietro e l’altra avventura imprenditoriale dei fratelli Vizzino e di Maurizio Baldi, lo “Sporting Club Selva Bassa”.

Nel prossimo anno festeggerete 50 anni di attività, per un locale che tutt’oggi vede unite più famiglie: chi volete ringraziare?

«Un ringraziamento a tutti i clienti che ci seguono da sempre e che da sempre ci vogliono bene… e non esagero» ci dice un po’ emozionato Gino. «Basti pensare a quanto ci furono vicini nel momento in cui venne a mancare il nostro socio Salvatore. Poi un grazie al nostro staff, ormai parte della nostra famiglia».

«é doveroso ringraziare anche il vicinato» conclude Maurizio Baldi «che si dimostra sempre disponibile e con il quale c’è da sempre un ottimo dialogo, fin da quando a gestire il San Pietro era la mia famiglia».

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