di David Colzi
giugno 2009
Per una comunità come la nostra, di circa 25.000 abitanti, sarebbe già un bel primato avere una campionessa di tennis del calibro di Astrid Besser. Ma, siccome NOIDIQUA siamo curiosi per professione, abbiamo trovato un’altra sportiva che si cimenta nella stessa disciplina, con risultati altrettanto soddisfacenti; il suo nome è Letizia Lo Re. Letizia è una ragazza poco più che maggiorenne, e a vederla non dimostra affatto la sua età. Nonostante il suo aspetto e la sua voce ancora da adolescente, la nostra sportiva ha grinta da vendere, e lo dimostra quotidianamente nel tennis, lo sport che l’ha fatta conoscere oltre i confini della nostra città. NOIDIQUA l’abbiamo incontrata in un pomeriggio di Aprile, approfittando di una giornata libera tra un campionato e l’altro in giro per l’Italia.
In te quando è nata la passione per lo Sport?
Ho iniziato a giocare a tennis quando avevo 6 anni, grazie a mio padre che già si dilettava in questo sport. In famiglia siamo tutti sportivi, infatti mia madre è appassionata di Podismo.
Quando le prime soddisfazioni?
Dopo poco che avevo iniziato; a 10 anni, infatti, ho vinto il mio primo torneo. Ovviamente all’epoca ero una bimba che si divertiva, quindi mi ci è voluto un po’ di tempo per realizzare che questo sport poteva diventare un impegno serio.
La vittoria più bella?
All’età di quattordici anni, vincendo fra l’altro anche un po’ di soldi; il che non guasta mai, visto che questo sport comporta molte spese e queste sono quasi sempre a carico della famiglia dell’interessato. La gara fu lunghissima, tre ore e mezzo uno contro uno; non la scorderò mai. (sorride)
E la gara che ti ha lasciato l’amaro in bocca?
A dodici anni, durante il Campionato Italiano Lambertenghi, tenutosi a Milano. Ero arrivata in semi – finale e stavo vincendo la partita; d’improvviso l’arbitro interruppe la gara per venirmi a dire che facevo troppo rumore…
In che senso?
(sorride) … io avevo l’abitudine durante le gare di “incitarmi”, dicendo ad alta voce parole del tipo: Forza!, Coraggio! Tieni presente che ero poco più che una bambina. Così, dopo questo rimprovero, mi sono emozionata e ho finito per perdere, nonostante avessi la vittoria a portata di mano.
Qual è il tuo stile di gioco?
Sono una tennista d’attacco; so costruire bene il punto per poi concludere. Non sono una che cerca di palleggiare da fondo campo, perché come avrai notato sono di corporatura esile, quindi non posso fare molto affidamento sulla resistenza. Devo dare subito il massimo, se voglio portare a casa la vittoria.
Quali sono le caratteristiche di una brava tennista?
Una brava tennista deve saper fare un po’ di tutto. A me, per esempio, è sempre piaciuto molto Justine Henin, perché era una atleta versatile. Lei ha smesso di giocare nel 2008, ma rimane ancora la numero uno.
Come si diventa bravi tennisti?
Per diventare forti si devono giocare tanti tornei in tutto il mondo, almeno uno ogni settimana. Inutile dire che per fare questo ci vogliono tanti soldi, e se non si hanno in tasca, oppure se non ci sono sponsor, diventa difficile emergere anche se si hanno le capacità.
Tu quante ore ti alleni a settimana?
Tutti i giorni: la mattina due ore di tennis e due di atletica, mentre il pomeriggio solo due ore di tennis. A volte, riposo la domenica.
Dove giocherai in questa stagione?
Giocherò a Lanciano, in una squadra di serie C, poi inizierò dei tornei internazionali, che si disputeranno in Italia. Certamente farò di tutto anche per andare all’estero.
Mi sembra di capire che il tennis ti ha dato molto; ma cosa ti ha tolto?
Tutto il resto; cioè, la mia vita è da anni incentrata su questo sport e non ho tempo per fare altro. Comunque sono felice così, perché questo è ciò che voglio fare. Quando non giocherò più, cercherò di rifarmi del tempo perduto.
E i tuoi genitori cosa ne pensano di questa tua passione?
Come ti ho detto all’inizio, mio padre mi ha trasmesso l’amore per il tennis, quindi è abbastanza facile intuire che è lui il mio primo fan. Mia madre in un primo momento non era molto convinta del percorso che avevo intrapreso, perché voleva che proseguissi gli studi. Oggi anche lei tifa per me!
Cosa ci sarà nel tuo futuro, dopo il Tennis?
Spero che ci sarà ancora lo sport, magari come insegnante di Tennis; forse farò l’università in Scienze Motorie.
La nostra rivista si occupa di Quarrata; cosa significa per te, questa città e la sua gente?
Quarrata è la città dove sono nata e rimasta fino all’età di 9 anni; dopo di che ho iniziato a spostarmi per seguire lo sport. A tutt’oggi mi capita di trascorrerci alcuni periodi dell’anno, ed ovviamente torno sempre volentieri da queste parti ...Forse ai quarratini manca un po’ di “cultura sportiva”, nel senso che non investono molto, in termini di risorse, per promuovere le varie discipline, ma sono sicura che questo te lo avranno detto anche gli altri atleti che hai intervistato. (sorride)