di David Colzi
marzo 2008
Salvatore Magazzini, pittore, scultore: una carriera artistica lunga 40 anni e una mostra per festeggiare l’evento: come la fa sentire questo traguardo?
Mah, non è che mi smuova più di tanto, non la sento come un evento: ritengo che sia una cosa abbastanza normale fermare un attimo il mio lavoro per fare il punto della situazione. Niente di eclatante!
Che cosa ricorda degli anni in cui ha cominciato a dipingere, gli anni 60?
Quegli anni lì erano grande entusiasmo, grande emotività, grandi… non dico sofferenze, perché è una parola che non mi piace; in fin dei conti facevo un lavoro che mi appassionava! Anche questa storia della gavetta è un po’ di retorica. Forse avevo meno soldi degli altri, però facevo un lavoro che mi permetteva di conoscere persone vivendo in maniera molto intensa. Ero già molto fortunato.
Dopo una vita spesa per l’arte e nell’arte, che consigli si sentirebbe di dare ai suoi colleghi più giovani?
Spesso nei giovani c’ è quasi il rifiuto del mercato, invece è un grande errore perché il successo commerciale, specialmente all’inizio è una grande spinta per proseguire la carriera. Io quest’aspetto negativo di chi cerca una soddisfazione commerciale specialmente all’inizio non lo capisco. Poi il vendere oltre ad una soddisfazione economica é anche una gratificazione morale, perché finchè ti dicono: “Bravo”, con una pacca sulle spalle, vabbé! Quando te lo comprano il quadro, uno dice: per le miseria, anche io valgo qualcosa! Ecco che il significato commerciale acquista anche un valore più alto.
Un collega che stima?
Scuffi è un gran pittore!
A proposito di Marcello Scuffi, noi di qua gli abbiamo chiesto se aveva una domanda da rivolgergli, e lui ci ha detto: «Non ho domande da fare a Salvatore, gliele ho già fatte tutte… Io in lui vedo la certezza… Lui è deciso e decisivo, è un uomo moderno, come faccio a fare una domanda ad uno che non ha dubbi?» E’ un bell’ attestato di stima non trova? Lei si rivede in queste affermazioni?
Mah, forse Marcello un po’ esagera! In effetti come artista ho pochi dubbi ed una grande sicurezza in quello che faccio: non è presunzione, eh! Comunque ringrazio Marcello di questo attestato! (ride)
Mi è capitato di conoscere persone che nel tempo libero, dipingono: lei che di mestiere fa il pittore, che fa nel tempo libero?
Il tempo libero lo dedico al tennis di mia figlia che pratica a livello agonistico: la seguo nei tornei in tutta Italia, e questo è l’unico hobby che ho!
Vedendo i suoi quadri viene da chiedersi: cos’è il viaggio per lei? Come uomo e come artista.
Il viaggio lo limito alla pittura. Non riesco a vederlo come piacere, come contatti umani eccetera. Il viaggio è prendere gli spunti per i miei quadri e basta.
La toscanità è un limite o un valore per lei?
La “toscanità” non può essere un limite, se non diventa esclusiva del proprio lavoro. Io fin da giovane sono andato al sud, quindi in questo senso non mi sento particolarmente toscano: però le origini sono un valore, anche pittorico.
Documentandomi su di lei, ho scoperto che ha un suo sito internet: che rapporto ha con la tecnologia?
(ride) Io non so accendere il computer, non so usare il telefonino quindi tecnologia zero! Per fortuna ho la moglie ed ancora di più la figlia, che con il computer ci lavorano bene, quindi sono loro le creatrici di questo sito… per me è algebra!
Dove si vede lei nei prossimi 40 anni?
Non vedo cambiamenti particolari nei prossimi anni: sto bene a casa mia, quindi non ambisco ad andare a New York, o a Roma. L’apprensione che c’ è degli anni non è tanto per la vecchiaia, ma per la preoccupazione di non trovare la forza vitale per la pittura. L’invecchiamento della vena artistica mi preoccupa!… Comunque per ora è abbastanza vigorosa.
La nostra rivista si occupa di Quarrata, sò che lei ha trascorso del tempo di Qua da noi; quali ricordi la legano a questa città e cosa è diventata oggi Quarrata dal suo punto di vista?
I ricordi sono eccezionali, perché il paese natio ti dà delle emozioni a prescindere dal luogo. Oggi la vedo molto trasformata, anche se ci capito meno; ma quando ritorno, il magone allo stomaco mi prende. Credo sia abbastanza naturale non vedere più i propri luoghi come si sono visti da giovani, però a Quarrata mi sembra un po’ eccessiva questa trasformazione edilizia.