di Daniela Gori
giugno 2022
«Quando arriva il momento di andare in pensione bisogna trovare il modo di tenersi impegnati per continuare a sentirsi giovani e attivi in questa nuova fase della vita». Una frase che si sente dire spesso e che Lamberto Tarocchi e sua moglie Renata Fabbri, hanno messo in pratica alla lettera.
E’ dal 2018 infatti, cioè dopo il pensionamento, che hanno dato vita all’azienda agricola “Il molino” sui terreni di proprietà che circondano la loro abitazione a Colle di Tizzana. Una azienda agricola non professionale, orientata all’autoconsumo, perché i prodotti servono soprattutto a loro e alle famiglie dei loro figli. «Ma siccome capitano raccolti più rigogliosi, e oltre a ciò che serve a noi c’è un surplus di produzione, ci faceva piacere poterlo vendere se qualcuno veniva a chiedercelo, sapendo che si tratta di roba buona e genuina, e quindi abbiamo deciso di dare vita a questa realtà» racconta Lamberto «il nome è nato dal fatto che qui, tanto tempo fa, c’era un mulino. Mio padre infatti faceva il fornaio e sfornava tutti i giorni un pane il cui profumo si sentiva da lontano».
L’agricoltura sostenibile dell’azienda agricola “Il Molino” parte dal principio dell’economia circolare, cercando di buttar via il meno possibile. Per esempio, gli scarti delle verdure finiscono nel pasto delle galline, quelli della vegetazione nel biotrituratore che produce ammendante per il terreno. «Tutto è iniziato con l’idea di tenere pulito intorno casa» raccontano marito e moglie «perché si sta bene in un luogo bello, ma la bellezza non è solo dentro la casa, è anche nel paesaggio che la circonda. Questi posti sono belli, come tutto il Montalbano, ma bisogna averne cura, necessitano di dedizione. Per esempio gli olivi qui nella zona ce li hanno un po’ tutti, però non basta raccogliere le olive quando arriva l’autunno: bisogna avere quella che, con un gioco di parole, è la cultura della coltura».
Lamberto anche quando lavorava nel mondo della maglieria aveva sempre avuto la passione di curare l’oliveto e ad avanza tempo, gli dava molta soddisfazione raccogliere le olive e fare l’olio. Adesso ci si può dedicare di più e ha aggiunto le coltivazioni dei grani antichi, del farro e dei ceci: «I ceci a rotazione, sui campi coltivati, perché è un legume che rigenera il terreno» spiegano Lamberto e Renata «abbiamo deciso poi di coltivare i grani di varietà antica che hanno una resa più bassa, ma consentono una coltivazione naturale e fanno spontaneamente azione di contenimento delle erbe infestanti. Le varietà antiche poi, hanno un contenuto proteico superiore e indice glicemico più basso. Il nostro frumento è macinato a pietra e la farina conserva il germe di grano. Abbiamo anche un frutteto di 70 piante, che produce varietà particolari di mele, pere, albicocche, pesche, susine e ciliegie, in modo da avere frutta tutto l’anno. Insomma, tutto ha un suo perché: un’alimentazione sana e equilibrata passa attraverso la salute della nostra terra. A questo si aggiunge il benessere che si ottiene nello stare all’aperto, in mezzo alla natura, facendo movimento e godendo della bellezza del paesaggio. Si rinfranca la mente e lo spirito. Tutto ciò, nell’insieme, ci ricompensa della fatica e porta tanti benefici, ma sia chiaro che questo nostro modo di coltivare a conduzione familiare, non è remunerativo in termini economici. Per noi il guadagno è nello stare bene, vedere che ogni stagione porta i suoi frutti, sentirsi parte del sistema globale intorno a noi e artefici del benessere della natura e nostro».