di Marco Bagnoli
marzo 2010
Il territorio di Qua ci ha oramai abituato alla lieta sorpresa di scoprirlo eterno crocevia dei sentieri della storia; e la piccola frazione di Montorio non è da meno. Quasi sicuramente il suo nome è di origine latina, stante ad indicare l’unione di monte e di oro. Tuttavia non precipitatevi subito a metter mano ai picconi: i bravi latini si riferivano alla caratteristica del terreno di essere ricco e fecondo, di mica, soprattutto, un minerale comunemente presente nelle rocce ignee e metamorfiche, di aspetto regolare e colore variabile dal verdognolo al verde cupo, quasi nero, fino a sfumature quasi trasparenti. La tesi più plausibile resta però quella degli studiosi di toponomastica, che vedono nell’accostamento di monte e toro nient’altro che l’allusione ad un rialzo del suolo, una collina tondeggiante, così come sempre i latini intendevano. Altri ancora, poi, si rifanno direttamente ad una ipotetica origine bizantina, allacciando monte, termine su cui nessuno sembra nutrire dubbio alcuno e orion, che in greco significa confine; quindi Montorio era un territorio di confine sulla via che, scavalcando il Montalbano, collegava la pianura dell’Ombrone, di pertinenza quarratina ed il medio Valdarno.
Il delizioso oratorio di stile romanico è infatti segnalato dalle testimonianze documentarie del duecento come chiesa parrocchiale di San Martino a Orio, mentre successivamente, nei registri della visita pastorale del vescovo Donato de’ Medici del 1447, la ecclesia S. Martini a Orio risulta già essere sottoposta alla dipendenza della chiesa di Buriano e, cent’anni dopo, come dichiarano le attestazioni della visita del 1541, da quella di Lucciano. Da questo momento la sua identità di chiesa parrocchiale è definitivamente disciolta.