di David Colzi
marzo 2009
Capita spesso a quelli della mia età (nati tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80), di sentirsi dire dai propri genitori o nonni: << Tu non puoi capire, perché sei di un’altra generazione! >>. Adesso, riguardo l’argomento cartoni animati, posso tranquillamente affermare che chiunque non ha vissuto la propria infanzia tra gli anni ’80 e ’90, non può capire l’affetto infinito che noi, ventenni e trentenni di oggi, nutriamo per Jeeg Robot, Goldrake, Mila e Shiro ecc…Di questo e altro abbiamo parlato con Fabio e Jonathan, due dei tre cantanti dei Banana Split, una cover band che si occupa esclusivamente di riportare in vita le sigle dei nostri eroi preferiti.
Come e quando sono nati i Banana Split?
Jonathan: Il tutto è iniziato nel marzo 2004, quando io e Fabio suonavamo in un’altra cover band. Nel nostro repertorio c’era qualche sigla di cartoni animati che puntualmente proponevamo nei live; presto ci accorgemmo che alla gente piacevano moltissimo, quindi decidemmo di creare una band con un repertorio di soli cartoni animati. Poi si unirono a noi, l’attuale batterista ed i chitarristi; poco dopo arrivò l’altra cantante e il resto dei musicisti. Dopo più di quattro anni di attività ci siamo resi conto che questa è stata la scelta giusta; pensa che in tutto questo arco di tempo abbiamo collezionato una novantina di date, con una media di 400 persone a sera.
Fabio: La cosa che più ci riempie di orgoglio è la trasversalità del nostro pubblico, che spazia dai 14 ai 50 anni. Le nostre serate sono all’insegna del divertimento e sembra che questa formula funzioni anche al di fuori della Toscana; infatti da circa due anni ci chiamano da altre regioni quali Liguria, o Emilia Romagna. Come location suoniamo ovunque, sia all’aperto che al chiuso: ovviamente preferiamo le piazze, dove la gente può ballare e muoversi in completa libertà.
J: Cerchiamo anche di adattare le serate al luogo dove ci esibiamo. Quando siamo fuori dai confini della nostra regione, offriamo uno spettacolo meno improntato sulla nostra “esuberante toscanità”, preferendo una performance più seria e tecnica.
Quale è stata la vostra serata migliore?
F: Per fortuna, le serate belle sono sempre la maggioranza, anche perché siamo i primi a divertirci quando suoniamo. Se dovessi sceglierne una in particolare, ti direi sicuramente quella di due anni fa, durante il Settembre Quarratino. In quella occasione abbiamo suonato insieme ad una sezione di fiati, che ci ha accompagnato durante tutto il live. La serata è stata speciale anche perché si è svolta nella nostra Quarrata, nel suo palcoscenico principale, Piazza Risorgimento. Pensa che la sera prima sullo stesso palco aveva suonato Roberto Vecchioni; quando finimmo lo spettacolo, qualcuno dietro le quinte ci informò che eravamo riusciti a portare più gente in piazza di lui (ride). Non so se sia vero, comunque c’erano tantissime persone.
J: Altra splendida serata, è stata quella al locale Siddharta di Prato, nel Febbraio 2006. In quella occasione, suonammo insieme ai “Cavalieri del Re”, gruppo storico, autori di moltissime sigle di cartoni animati. Il locale poteva contenere al massimo 1000 persone e noi riuscimmo a riempirlo.
F:… Devo dirti in tutta sincerità, che da circa un anno abbiamo iniziato a diminuire le nostre uscite, per poterci concentrare più sulla qualità delle nostre performance. C’è un maggiore studio degli arrangiamenti, dei suoni e della scaletta, al fine di proporre di volta in volta sempre il meglio dei Banana Split.
Voi siete un gruppo composto da 10 elementi; come riuscite ad andare sempre d’accordo?
F: (sorride) Diciamo che si riesce sempre a trovare un punto di incontro, usando il dialogo e talvolta la pazienza. Come in ogni famiglia, ciascuno di noi ha un ruolo ben definito. Io per esempio sono il pignolo del gruppo…
J: Abbiamo dieci caratteri diversi, quindi ognuno porta la propria sensibilità anche in sala prove. Il “collante” che ci tiene insieme da quasi 5 anni è ovviamente la passione per la musica che suoniamo e l’affetto, come in ogni gruppo di amici.
F: A proposito di “affetto”, c’è da dire che moltissimo ne arriva anche dai nostri fans. Solo nell’ultimo anno sono stati fondati 4 fun club dedicati a noi. Questo significa che ci sono persone che ci seguono in tutti i nostri concerti, sia in Toscana che fuori; per esempio quando siamo stati a suonare in Liguria, abbiamo dovuto noleggiare un pullman, per spostarci insieme a loro.
J: Possiamo dire che i Banana Split, più che un gruppo, sono una comunità… (ride)
Come si sono evolute le vostre performance?
J: Il repertorio negli anni si è arricchito di quasi 70 pezzi, ed oltre a questo abbiamo integrato la parte musicale, con veri e propri intervalli di cabaret. Il tutto si è realizzato quasi per caso, senza nessuna premeditazione da parte mia o del gruppo. Durante uno dei nostri concerti, mi resi conto che c’erano dei tempi morti tra un pezzo e l’altro; così improvvisai dei siparietti comici legati ai personaggi dei cartoni animati. Presto ci accorgemmo che questo funzionava e la gente si divertiva ulteriormente; col passare del tempo mi sono procurato anche vestiti e scenografie…
F: Questi siparietti comici, sono ideati da Jonathan, mentre io gli faccio da spalla; non c’è niente di preparato, ci lasciamo guidare dall’istinto.
Vi emozionate più voi o il pubblico a cantare le canzoni della nostra infanzia?
F: A me piace pensare che una persona di 20 o 30 anni quando viene ad uno dei nostri concerti, si ricordi di quando da bambino guardava i cartoni animati mangiando pane e Nutella sul divano. Il nostro intento è quello di far scordare alle persone i problemi della “maggiore età”, per tornare bimbi… almeno per un paio di ore!
J: Mi ricordo che durante una serata, vidi un padre di circa 40 anni davanti al palco che cantava a memoria tutte le canzoni; al suo fianco aveva il figlioletto che lo tirava per i pantaloni, dicendo: << Dai babbo andiamo via>> e lui rispondeva <<Si si, adesso andiamo …ancora una però!>>
In poche parole si erano ribaltati i ruoli (ride)
F: Per questo è importante essere in 10 sul palco; solo dalla sinergia di più musicisti, si può riportare fedelmente il sound di quei pezzi e questo aiuta ovviamente ad emozionare la gente.
Qual è la fatica maggiore in un live?
F: La cosa davvero difficile è accontentare un po’ tutti i gusti. Tieni presente che in scaletta abbiamo molti pezzi, ma in una serata riusciamo a farne una ventina; così c’è venuta l’idea di cambiare repertorio ogni sera, anche quando le performance sono in giorni consecutivi.
J:… Pensa che una volta venne montata sul palco una gigantesca ruota, come quelle che si usano per le estrazioni dei premi; ogni volta che dovevamo suonare un pezzo, la giravamo ed il brano sorteggiato, veniva suonato.
Cosa rappresenta per voi Quarrata e la sua gente?
F: Io sono nato a Pistoia, ma all’età di 5 anni mi sono trasferito a Lucciano dove ho vissuto fino all’età di venti anni. A me questa città ha dato molto, sia in termini di affetti, sia come formazione culturale, in quanto mi ha insegnato valori come la semplicità e la disponibilità verso gli altri. Oramai mi sento quarratino a tutti gli effetti. Anche al nostro gruppo, I Banana Split, questa città ha dato tantissimo permettendoci di suonare sia in Piazza Risorgimento, che a Villa La Magia.
J: Io sono nativo di Quarrata e la mia famiglia abita qui da 40 anni. Io voglio bene a questa città, però mi piacerebbe che i quarratini fossero un po’ più aperti verso gli altri, e questo lo noto soprattutto nelle ultime generazioni. A parte questo vorrei concludere l’intervista con dei ringraziamenti; posso?
Certo!
J: Inanzitutto a nome dei Banana Split vorrei ringraziare voi della redazione di NOIDIQUA, per questa intervista, poi Andrea Agresti che collabora con noi, i ragazzi della Atom Production e tutti i nostri fans.