di Alessandro Pratesi
settembre 2023
Agli albori della mia attività professionale il tema della semplificazione e razionalizzazione del sistema fiscale era già prioritario; tuttavia, da decenni, si sono succeduti tentativi di riforma che, alla prova dei fatti, si sono rivelati fallimentari o, nella migliore delle ipotesi, una semplificazione esclusivamente a favore dell’Amministrazione Finanziaria.
L’ultimo capitolo – per ora – è stato scritto con la legge delega (L. 9.08.2023, n. 111), che indica i principi e i criteri direttivi che dovranno ispirare quello che, sulla carta, vorrebbe essere un deciso cambio di passo: mediante specifici decreti attuativi, da emanarsi entro 24 mesi dell’entrata in vigore della citata legge delega, saranno profondamente ridisegnate le regole che disciplinano le varie tipologie di redditi, intervenendo altresì sulla riduzione degli adempimenti e sulla sburocratizzazione dei medesimi. Qualsiasi valutazione, al momento, non può che essere provvisoria, poiché solo con la materiale attuazione della riforma sarà possibile esprimere un parere che non sia, al contrario, pregiudizio. Mi sia concesso precisare che, trattandosi di materia estremamente tecnica, occorre conoscere i meccanismi di funzionamento e i possibili impatti che le future norme avranno su cittadini e imprese prima di pronunciarsi; invece, come da prassi consolidata, si difende o si attacca a spada tratta l’ipotesi di riforma solo in base alla propria “sensibilità”. Ebbene, così facendo si crea solo disinformazione e, soprattutto, si mina alla base quel confronto di opinioni e proposte di eventuali correttivi che, in questo frangente, sono fondamentali.
Il Fisco, in una società complessa come quella in cui viviamo, non può essere troppo semplice, ma neppure un labirinto inestricabile di norme, troppo spesso pessimamente scritte e che rappresentano il terreno ideale per creare difficoltà sia agli operatori professionali sia ai loro assistiti. Da qui un crescente numero di adempimenti, di errori e gli inevitabili riflessi sanzionatori. Non dobbiamo attenderci, in ogni caso, un’inversione a 180 gradi: dobbiamo tenere conto, infatti, dei vincoli giuridici, economici e di compatibilità, europei e internazionali.
Pagheremo meno tasse? Questa è la domanda che, fondamentalmente, ci poniamo. Ebbene, non sarà così: l’articolo 22 della legge delega prevede espressamente il principio dell’invarianza di gettito. In altri termini, si mira a una razionalizzazione del prelievo, anche cercando di agire sul recupero di gettito contrastando l’evasione fiscale e, contestualmente, compensando il minor prelievo sui contribuenti onesti con maggiori entrate derivanti dall’emersione del sommerso. Prevista, altresì, l’abolizione dei tributi minori o che producono un gettito irrilevante o, addirittura, di quelli che costano di più di quello che rendono. Servirebbe ben altro spazio per commentare il contenuto della legge delega che, per quanto migliorabile in alcune parti, contiene elementi sicuramente apprezzabili. Come scriveva Manzoni, ai posteri l’ardua sentenza. Con la speranza che non si ripeta quello che, finora, è puntualmente accaduto: promesse mai mantenute.