Lingua di Qua

Lingua di Qua

di redazione

marzo 2008

 

Bène: preghiera religiosa (da cui fare del B. – Le anime del purgatorio chiedono il bene).

Culàia: si dice quando il sereno volge al maltempo. In generale si dice <<Che fa culaia>>, quando una situazione precipita verso il peggio.

Diacére: sedersi; quì è forte il richiamo fonetico all’italiano “giacere”.

Fùria: fretta.

Groppòne: schiena (sia per persone che animali). Il richiamo è nella parola “groppa”.

Lampaneggiàre: si dice quando i lampi illuminano il cielo annunciando un temporale.

Làppola: ciglia.

Miccìno: con parsimonia.

Nòce: malleolo, ma si dice anche di un cazzotto dato con le nocche << Ti dò una noce!>>.

Panciòlle: stare in ozio.

Pìlla: regione sottostante alle fontane atte a ricevere il liquido. Per taluni è anche la mangiatoia in pietra dove si rifocilla il maiale (detta anche trogolo).

Rientrìno: si riferisce a persona che dopo sposata, ritorna a vivere con il coniuge in casa dei genitori o dei suoceri.

Rinvecchiàto/a: scapolo attempato, persona di una certa età che non si è mai sposata. Per rafforzare il concetto si diceva anche: <<giovanotto rinvecchiato>>, o <<ragazza rinvecchiata>>.

Spèra: sole, raggio luminoso; sta anche per specchio.

Téga: lisca del pesce. Invece avere << le teghe in testa>> oppure <<i capelli tegosi>> significa avere una folta e spessa capigliatura tendente alla piega liscia.

Uscio (o Usciòlo): soglia di casa: ma può indicare anche la porta vera e propria, infatti <<chiudi l’uscio!>> significa chiudere la porta.

Viottòlo: piccola strada sterrata che delimita un campo.

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