di David Colzi e Laura Caiani Giannini
dicembre 2012
Cari giovani, quante volte siete passati nella piazzetta della Vittoria, lì dove ora c’è il Comune, senza sapere cosa rappresenti quella colonna che si erge con i due rubinetti laterali? Bene, adesso ve lo spieghiamo noi.
Anno 1935. L’Italia fascista del dittatore Benito Mussolini invase l’Etiopia e dopo sette mesi di combattimenti, il 9 maggio 1936, venne proclamata l’annessione alla nostra penisola con relativa nascita del cosiddetto “Impero” e il Re Vittorio Emanuele III fu incoronato “Imperatore d’Etiopia”; in più sia il monarca che Mussolini divennero “Primi Marescialli dell’Impero”. La storia della colonna di Quarrata (anzi di Tizzana, dato che allora il comune si chiamava così) inizia l’anno successivo, nel 1937, quando venne inaugurata con funzione di primo acquedotto pubblico della città. Prima di allora infatti, le donne potevano raccogliere l’acqua nelle brocche, solo attraverso delle fontanelle pubbliche che attingevano dai pozzi, invece da quel momento poterono dissetarsi con l’acqua che arrivava direttamente dal Montalbano (come riportava la colonna).
Comunque sia, il motivo per cui abbiamo fatto una piccola introduzione storica è perché alla base del monumento c’era una ulteriore scritta, oggi scomparsa, che elogiava le recenti conquiste del regime: All’Impero dell’Italia fascista Tizzana dedica – Anno XV E.F. La datazione riportava l’anno in corso dell’era fascista (E.F.) che si calcolava partendo dal 1922, cioè dalla “marcia su Roma”. Ecco perché la foto sopra mostra la pomposità con cui si inaugurò il tutto, in quanto aveva funzione pratica e simbolica. Il signor Maffeo Morini, che allora era un giovane, ci ha lasciato testimonianza scritta di quel giorno, dato che era presente, intruppato come molti altri ragazzi e ragazze (per forza o per piacere), nelle file degli Avanguardisti, dei Giovani Fascisti Balilla o delle Giovani Italiane che alla parata cantavano gli inni del regime e sparavano in aria – a salve – con il moschetto; il tutto presieduto dal Podestà e dal segretario politico fascista locale.
Lo scatto immortala il momento in cui il corteo gira davanti alla colonna per andare a rendere omaggio al monumento ai caduti che si trovava (e si trova tutt’ora) davanti al vecchio Comune in via Vittorio Veneto, dove oggi ci sono gli uffici del sindaco. Sempre Maffeo Morini ci rende testimonianza di come i luccianesi del “Coro di Lucciano” presenti alla parata, si fecero beffe dei quarratini di città durante l’inaugurazione. Infatti i cittadini di pianura canzonavano sempre i loro corrispettivi di collina, perché colpevoli di essere dei “contadinozzi” sporchi, quindi poco inclini all’utilizzo dell’acqua. Così i luccianesi decisero di snobbare la novità dei quarratini intonando un canto che iniziava così: Non c’è scuse, come faccio – or’ mi debbo ripulir’ – or’ c’è l’acqua – or’ c’è l’acqua – dice l’acqua a tutti quanti, eccomi qua – a chi mi beve, cento anni camperà.