di Marco Bagnoli
dicembre 2012
Il nostro viaggio per le frazioni del territorio di Quarrata, si appresta alla conclusione, dopo un largo giro durato quasi cinque anni. Giunti a questo punto non potevamo però dimenticare quelle località “minori” che, per quanto meno determinanti sul piano degli accadimenti storici, sono comunque saldamente radicate nella vita vissuta di chi ci abita. È il mini racconto di casa nostra, insomma.
Forrottoli si trova a mezza strada tra Montemagno e Casalguidi, sul versante occidentale del Montalbano, diviso in Forrottoli di Sopra e Forrottoli di Sotto. All’inizio dell’abitato incontriamo il piccolo oratorio intitolato a San Michele, costruito nel 1731; la parrocchia di pertinenza è quella di Montemagno ed esprime l’esigenza dei forrottolesi di ottenere una migliore vivibilità nel pieno degli ostacoli portati dal periodo invernale. La sua costruzione è stata possibile grazie al contributo di una famiglia storica della zona, i Tonini, piuttosto facoltosi a metà del Cinquecento. La tela che campeggia sull’altare, alla sommità dell’unica navata, è stata dipinta nel 1954 dal parroco di Valenzatico, Antonio Luzzi, e ritrae l’Arcangelo Michele. Questo piccolo centro può vantare i migliori scalpellini del pistoiese, attivi fino a tutto il secolo scorso, tipici della zona quanto i contadini e i boscaioli che dettero origine al primo nucleo, sorto attorno al castello di Forrottoli; quella dello scalpellino era un’attività così diffusa da potersi dire presente praticamente in ogni casa del paese, al punto da identificare le singole cave di pietra serena col nome dello scalpellino che era solito lavorarvi. Inutile dire che era un lavoro duro anche perché veniva effettivamente svolto a mano, senza l’uso della dinamite, che avrebbe inevitabilmente rovinato la pietra. L’attività subì un arresto solo in occasione della guerra, che il 9 agosto del 1944 lascerà un segno tra i suoi abitanti: i tedeschi, nel corso del rastrellamento dei partigiani, nascosti in paese, dettero fuoco alle case, uccidendo poi alcuni giovani in fuga. Una lapide scolpita, posta a Montemagno, ricorda le tre vittime, Mario Innocenti e Gino Bracali, di Montemagno, e Giordano Cappellini, della Ferruccia.