di Massimo Cappelli
settembre 2013
Da quando Grillone mangiava per strada
e cianciava sbraitando al granduca Leopoldo,
di quando eri agreste o mia cara Quarrata
di te voglio render perenne il ricordo.
Memoria di un prete, di nome don Dario,
che a fine ottocento creò il movimento,
pensiero ed azioni da rivoluzionario
e rivolta sociale portò a compimento.
La treccia e il filet acquistaron ragioni
fino a diventare locale eccellenza,
e così la Spalletti Gabriella Rasponi,
a tante sue allieve insegnò arte e pazienza.
In te, c’è la traccia di Alfonso e di Nello,
di già costruttori e patron dei salotti,
da loro, oggi, il mondo è più comodo e bello,
da allora, anche qua, c’è un mestiere per tutti.
La piana e i tuoi colli, fa’ che io lo racconti,
da Barba a Forrottoli, da Vignole a Silvione,
da Colle a Montorio e Buriano, sui monti,
hai creato l’artista, l’artigiano e il campione.
Benci il Pollaiolo, Bonaccorso e Corrado,
Agenore, Alfredo, Giacomelli e Nannini,
Dorel, “Maga”, Scuffi e altra gente di grado:
Artisti, poeti, cantori ed affini.
Per questo son qui, o mia cara Quarrata,
a cantarti la lode, con la cetra e col verso,
affinché tu nel mondo non sia dimenticata
e il ricordo di te, non sia mai che è disperso.
Potrei raccontare di semplici tizi
che hanno scandito il passare degli anni,
di generazioni, di virtù e di vizi
con sorti più buone, con fortune e con danni,
ma è molto difficile che io mi rammenti,
di tutta la gente che tu hai partorito,
perciò, quarratini che leggete più attenti,
provate voi stessi rammentar chi è partito:
i più acuti, i più nobili dall’animo umano,
o i gretti e i maldestri e quelli più sciocchi,
che questo paese ai piedi del Montalbano,
lo han fatto chiamar “paese dei babbalocchi”.
Nessuno è perfetto o Quarrata mia,
ma per quanto il difetto ci ponga l’accento,
Il tuo, tu, lo sposti, da Màgia… a magìa.