di Giacomo Bini
dicembre 2014
Anche i divani e le poltrone possono essere personalizzati come un abito cucito da un sarto. Si prendono le misure allo spazio a cui sono destinati, si indagano le esigenze, gusti e anche il carattere del cliente e poi si disegna il modello e si costruisce il manufatto, un unicum, pensato e creato per quel luogo e quel soggetto. E’ questa la peculiarità della ditta Cappelli Divani di Quarrata che ha da poco festeggiato il suo quarantesimo anno di attività. L’anniversario è stato celebrato senza troppi clamori, con un brindisi nell’ambito della manifestazione “La 3 giorni del socio” organizzata dalla Bcc Vignole e Montagna pistoiese presso “La Cattedrale” di Pistoia, tenutasi, alla presenza della deputata Caterina Bini e del sindaco di Quarrata Marco Mazzanti. La ricorrenza è però molto significativa, in un periodo in cui si registrano più funerali che nascite nel mondo delle imprese. Chi resiste e trova il suo spazio, di questi tempi, merita considerazione e incoraggiamento. L’azienda Cappelli è sempre stata familiare, dai fondatori Alfredo e Manuela, al figlio Claudio che ne ha proseguito il cammino.
Risale al 2006, l’anno che precede la grande crisi, la scelta di Claudio, di puntare tutto sul carattere artigianale della produzione. «La quantità la fanno gli altri» dice anche oggi il titolare «noi puntiamo sul lavoro personalizzato, andiamo a prendere le misure dal cliente anche se si trova molto lontano e curiamo il dettaglio, vendiamo tutta roba fatta qui da noi e talvolta aggiungiamo al mobile imbottito, che è il nostro lavoro quotidiano, anche i tendaggi e talvolta qualche sedia o tavolino da abbinare». Alla Cappelli lavorano in tre, tutti membri della famiglia. I clienti sono soprattutto privati, in particolare per arredare abitazioni, ma anche titolari di alberghi e negozi e soprattutto molti studi di architettura e di design. Pochi tra i committenti i mobilieri. La passione e l’arte di famiglia è quella della tappezzeria, mentre i telai in legno e l’imbottitura sono opera di ditte della zona. Nella patria del mobile resiste ancora il prodotto della mano sapiente dell’artigiano. L’indicazione per i giovani è quella di imparare gli antichi mestieri, ma non bastano gli appelli ai ragazzi, occorre che la politica e il sistema dell’istruzione metta loro a disposizione i percorsi formativi indispensabili a mantenere e a sviluppare il “saper fare” degli artigiani.