di Massimo Cappelli
settembre 2015
Mentre scrivo (siamo a fine luglio) i nostri politici sui giornali e nei telegiornali vogliono darci a intendere che, dopo sette anni di crisi, la nostra economia sta ripartendo. Purtroppo invece, è notizia di qualche giorno fa il fallimento di un’altra grande azienda, da oltre cinquant’anni fortemente legata al nostro costume. Postal Market, leader delle vendite per corrispondenza, che dagli anni Sessanta agli anni Novanta ha soddisfatto i desideri di milioni di persone, ha portato i propri libri contabili in Tribunale. L’azienda milanese nata nel 1959, all’apice del suo successo ha avuto fino a 1.400 dipendenti, con 45 mila spedizioni giornaliere e 600 miliardi di lire di fatturato annuo.
“Con Postal Market sai, uso la testa, ed ogni pacco che mi arriva è una festa…” Questo era l’inizio del loro jingle pubblicitario degli anni Settanta/Ottanta, quando avevano un catalogo ricco di offerte e si avvalevano di testimonial d’eccezione, cantanti e attrici fra le quali Dalila di Lazzaro, Ornella Vanoni e Romina Power. Oggi l’azienda è stata letteralmente schiacciata dal commercio on line, a causa della sua scelta di restare fedele a quei metodi che in tempi passati avevano fatto la sua fortuna. Più lungimirante è stata invece la multinazionale Kodak, nel 2012 considerata a rischio di fallimento, che oggi si è reinventata in termini di strategie e prodotti. Io credo, è un’opinione tutta mia intendiamoci, che mentre Postal Market esortava, attraverso la pubblicità, i propri clienti all’uso della testa, non sia stata in grado di usare la propria, non adeguandosi all’e-commerce e alle nuove metodologie di approccio al mercato, ricevendo un grosso smacco dai nuovi concorrenti; per rammentarne solo due, i colossi Amazon ed Ebay.
Il catalogo Postal Market, veniva stampato in due edizioni, primavera-estate e autunno-inverno, e conteneva un’offerta variegata di prodotti: abbigliamento, giocattoli, oggettistica, sedili per auto, tappeti, fino ad arrivare all’intimo femminile e maschile. E a proposito di intimo, quegli anni furono una grande rivoluzione che riguardò da vicino anche la biancheria personale, perché la donna, avendo già raggiunto e affermato la sua emancipazione, poteva liberamente ostentare la sua femminilità al mondo intero. Se qualche anno prima le femministe contestavano bruciando i reggiseni in piazza, in questi anni, visto che l’obiettivo era già stato raggiunto, mutandine e reggiseno iniziavano a diventare strumenti di seduzione. Non dimentichiamo che in epoca post-sessantotto il reggiseno era considerato, metaforicamente, dal movimento femminista, solo un elemento di costrizione e non portarlo era segno di libertà; furono gli anni Ottanta a riaffermare questo indumento. In spiaggia no, lì era con il topless che la donna affermava la sua conquista, infatti, a differenza di oggi che possiamo vederne solo in qualche caso sporadico, in tutte le spiagge italiane, e in qualche piscina tollerante, le tette in bella vista erano numerosissime.
Ma torniamo a Postal Market, e alle sue pagine della biancheria intima che in quegli anni erano particolarmente gettonate soprattutto dai giovanissimi, grazie alle foto di modelle che mostravano i capi con trasparenze, trine, pizzi e merletti. Questo, per molti adolescenti di allora è stato il primo approccio alla sessualità. Anche per le ragazze, che prima di ordinarlo, il “pacco”, lo ammiravano in quelle pagine. Il catalogo di Postal Market lo si poteva, più o meno casualmente, trovare in molti bagni di ogni casa dell’epoca. Proprio dove adesso si trova NoiDiQua, il trimestrale più seducente e stimolante della Piana.
Cari amici, i tempi cambiano, e chi non sale in groppa al mutamento, il più delle volte è destinato a rimanere in mutande; cavalcare il cambiamento invece non può essere che positivo. Per esempio, chi come me, quando va in bagno a dare “il meglio di sé” è abituato a leggere, invece di sfogliare il catalogo Postal Market, oggi porterà il tablet, o lo smartphone. Potrà così ammirare anche il sito di noidiqua.it tutto ristrutturato, nel quale potrà leggere otto anni di pubblicazioni, compreso questo articolo.