di David Colzi
agosto 2011
Parliamo con un “aglianese doc”, in quanto lei è nato qua!
Per la precisione sono di Ponte alla Trave, che è diverso dall’essere aglianese del “centro”, perché quella zona segna il confine con Montale. Questo essere “di frontiera” tra due Comuni ha sviluppato in me e nei miei coetanei un forte senso di appartenenza alla nostra comunità. Oggi può far sorridere una considerazione di questo tipo, ma quando ero piccolo io, tra la fine della seconda guerra mondiale e l’immediato dopo guerra, tutto il nostro mondo era più piccolo ed anche arrivare a Catena era un po’ come andare ad Arezzo, quindi per noi, oltre Stazione di Montale, c’era l’estero!
Però lei ha studiato in giro per la Toscana.
Vero. La terza elementare l’ho fatta a Firenze dai miei nonni, poi sono stato ad Empoli durante gli anni del Liceo e ancora a Firenze per la Facoltà di Medicina, ma ho sempre sentito che il mio posto era qui nel nostro paese, infatti sono stato molto felice di aver fatto il medico di famiglia dal 1969 fino al 14 aprile 2011.
Quarantadue anni tra le famiglie aglianesi…
Sì e mi sono anche commosso per le tante testimonianze di affetto che i miei ex pazienti mi hanno recapitato dopo il pensionamento.
Negli anni come è cambiato il lavoro del medico di famiglia?
I cambiamenti sono stati tanti, soprattutto per quel che riguarda leggi e regolamentazioni varie. Un passaggio interessante, a parer mio, è stata l’evoluzione da “medicina d’attesa” a quella di “iniziativa”. Ciò significa che non ci si occupa più solamente della malattia del paziente quando insorge o si acutizza, ma si attiva tutto un percorso di prevenzione e si educa il paziente a prendersi cura di sé stesso. Nello specifico, esiste un modello di assistenza medica, il Chronic Care Model (CCM), che consente di tenere sotto controllo patologie croniche, che, visto il progressivo allungamento dell’età dei pazienti, sono diventate sempre più frequenti. Fornire loro un valido supporto all’autocura è un processo di fondamentale importanza per il raggiungimento di un miglior stato di salute; poi ovviamente vengono richiamati per i controlli periodici.
In più si è recentemente iscritto da poco all’ I.S.D.E.; di cosa si tratta?
E’ un’associazione internazionale per la salute e l’ambiente che ha da poco anche una sua sede a Pistoia, di cui io sono responsabile. A settembre faremo un incontro e inizieremo l’opera di sensibilizzazione tra gli altri medici di famiglia. Infatti il compito dei dottori che aderiscono a questa associazione è quello di essere delle “sentinelle” per la salute del nostro ambiente, senza avere bandiere politiche o ideologiche, ma mettendo in primo piano la salute dei nostri concittadini, come del resto ci obbliga il codice etico. Opera meritoria da questo punto di vista è l’attività dei comitati per il monitoraggio dell’inceneritore di Montale, che stimolano tutti gli enti coinvolti ad un’opera di trasparenza e di informazione per la nostra popolazione senza essere disfattisti, ma altresì propositivi. Un grazie va rivolto anche al dottor Michelangelo Bolognini.
Lei è conosciuto anche per il suo interessamento alla cultura aglianese…
In casa mia la cultura e soprattutto la musica, sono sempre state presenti, ma è stato grazie alla Poltronova se negli anni ‘70 sono arrivati anche da noi gli artisti “moderni” che ho potuto conoscere anche io. Poi mi sono arricchito con la vicinanza di Giuliano Gori di Villa Celle e Giorgio Petracchi, professore universitario di storia.
E poi è arrivato il Veggio!
Sì. Io, assieme a Enzo Nucci e al pittore Alfredo Fabbri, abbiamo fondato questo premio culturale che viene dato a “chiunque, nato o residente in Agliana, si sia messo in evidenza in qualsiasi attività umana o abbia contribuito all’onore ed al prestigio del nostro Comune”. Nel 1974/75 si è costituito il gruppo e il nostro statuto è rimasto alla “Trattoria Popolare da Ovidio”. Nel 1982 abbiamo iniziato a dare il premio e per vent’anni è stato assegnato a diciassette nostri concittadini (di cui tre alla memoria). Purtroppo, con l’avanzare dell’età e della malattia di Alfredo Fabbri, punto cardine della nostra associazione, il premio è stato sospeso. Il tutto è ricominciato quest’anno, con l’assegnazione del Veggio a Sergio Cammilli, fondatore e dirigente della Poltronova.
Leggendo l’elenco dei premiati, mi incuriosisce l’assegnazione del 1987 alla “Misericordia di Agliana”.
Il motivo è semplice: abbiamo voluto dare un riconoscimento a tutta l’associazione e non ad un singolo presidente, in quanto la Misericordia è espressione di un volontariato disinteressato. Noi del Veggio, crediamo molto in queste forme di altruismo e ci teniamo molto a portarle all’attenzione di Agliana: per questo motivo abbiamo premiato dieci anni dopo anche Morando Marini essendo stato missionario in Brasile.
Lei è da sempre molto vicino alla Misericordia, giusto?
E’ dagli anni ‘70 che orbito in questa associazione, quando ancora non c’era tutta l’organizzazione che vediamo oggi. All’epoca venni chiamato dal presidente Fernando Barontini in funzione di consulente medico per i corsi di Primo Soccorso, affiancandomi a colleghi degli ospedali di Prato e Pistoia. Poi sono entrato in consiglio come responsabile sanitario e vice Governatore per il lato sanitario. Sono stati anni di tanto impegno, portato avanti grazie a volontari straordinari: su tutti ricordo Mauro Polvani e Fabio Pronti, grazie ai quali abbiamo cercato di rendere più efficaci gli interventi di primo soccorso. Oggi le cose sono migliorate ancor più e la Misericordia di Agliana è diventata una splendida realtà associativa.