di Marco Bagnoli
settembre 2011
Eccovi una storia per le vostre serate al fresco, quando si tira tardi sotto il cielo assopito e ci si lascia scrutare dalle stelle. È il 29 ottobre del 1954, ci troviamo a San Piero. È un giorno identico a tutti gli altri, magari c’è un bel sole che non ha ancora voglia delle foglie d’autunno. Sono circa l’una e un quarto del pomeriggio e succede qualcosa; se alziamo gli occhi lo vediamo anche noi: viene giù roba dal cielo. Ma che è? Se ne scende piano piano, sospesa sul vento, si adagia lieve per terra, tutti vanno a vedere. Cadendo nell’aria sembra zucchero filato, ricorda la paglia delle trecciarole, tipo cenci sfilacciati. La prendi con le mani, lo vedi bene cos’è, ma proprio non ti viene di dargli un nome – una roba fibrosa che ti si disfa sotto gli occhi, comincia a svanire e poi non c’è più. Ci accorgiamo subito se quello che stiamo guardando è totalmente sconosciuto, e allora come si fa a dargli un nome? A Oloron, cittadina francese dei bassi Pirenei, i bambini che assistettero al fenomeno dissero cadono i capelli d’angelo – era il 17 ottobre del ’52; nel gergo dei contadini francesi si usava un modo di dire più antico, fils de la Vierge, fili della Vergine; i giornali italiani del 1954 la chiameranno bambagia silicea; angel hair in inglese, fibralvinas in portoghese, baba satanica in spagnolo. Le testimonianze si addentrano nel tempo; il 21 settembre del 1741 a Bradley, in Inghilterra, il 14 ottobre 1797 a Osaka, Giappone.
Due giorni prima dell’estemporanea “nevicata” su Agliana se n’era verificata un’altra, questa volta su Firenze: era un mercoledì e tutto lo stadio di quell’amichevole Fiorentina – Pistoiese era col naso in aria a scrutare quegli stessi fiocchi spettinati; tutto regolare insomma. E invece la cosa si complica. Perché c’è qualcos’altro, sopra il Franchi, sopra la roba che fiocca, appena sotto il cielo, a mezz’aria, sospeso: non venite adesso a lamentarvene con noi, ma tutta quella gente ha visto i dischi volanti! Cose che succedono, alle volte. E non ci sono più le mezze stagioni. Verso le due e venti del pomeriggio la brava gente di Firenze e dintorni vede in cielo alcuni corpi simili ad ali di gabbiano, a cappelli da mandarino cinese, accompagnati da una nevicata di fiocchi biancastri. Il fenomeno si protrae per circa una settantina di minuti.
Le autorità ascriveranno il curioso fenomeno alla migrazione stagionale di una particolare specie di ragni, che tesse una sorta di parapendio di tela per prendere il volo; gli oggetti sconosciuti sono stati invece identificati come i riflessi in cielo di mezzi militari, che per l’appunto quel giorno erano coinvolti in una serie di esercitazioni. Ad ogni modo, la bambagia silicea piovuta su Firenze, che come al solito non perde tempo a dissolversi rapidamente, viene accuratamente raccolta ed analizzata: l’Istituto di chimica analitica dell’Università ritiene si tratti – forse – di vetro borosilicico. Intorno al mezzogiorno di tre anni dopo, esattamente il 27 ottobre, il fenomeno torna a stupire il capoluogo con un’altra nevicata di ragnatele o laniccio biancastro, nuovamente raccolte e puntualmente accompagnate dall’avvistamento di due corpi luminosissimi e di forma oblunga segnalati da varie parti della città.
Tralasciando le immancabili testimonianze dagli States, nel solo 1954 la Toscana vanta una quarantina di segnalazioni, nella zona di Firenze, Prato, Pistoia, Lucca, Siena, Pisa, Arezzo, Grosseto; domina a tavolino la classifica delle regioni italiane.
E vai, grandi! A ottobre tutti a fare il tifo, mi raccomando!