di Piera Salvi. Foto: Adriano Tesi.
settembre 2013
Nato ad Agliana, nella parrocchia di San Niccolò, va in seminario a 11 anni: «Una condivisione tra amici» confessa don Enzo Benesperi «la vocazione è maturata dopo, in seminario. Partimmo in sette, solo io sono diventato prete». A 23 anni ha il suo primo incarico come cappellano a Quarrata, poi all’Abetone. Diventa vice rettore del seminario di Pistoia e poi parroco a Seano, finché non scopre una vocazione più forte che lo spinge verso i più poveri, i più deboli e parte missionario in Brasile. Come è scattata la vocazione missionaria? «Durante il Concilio. Poi, nel 1968, si parlava molto del servizio della chiesa ai poveri e questo mi ha spinto in missione».
Don Benesperi ha dedicato 29 anni della sua vita alla diocesi brasiliana di Manaus, di cui 19 nell’interno dell’Amazonia e 10 nella periferia di Manaus. «In villaggi» spiega «che nascono attraverso le invasioni di persone povere e disperate, venute da stati vicini o dalla città, che occupano terreni demaniali o di latifondisti perché non hanno niente. Tutte le periferie di Manaus sono state occupate così, tra lotte e interventi della polizia, anche perché è zona franca». C’è però una parentesi, dal 1995 al 1998, che lo riporta ad Agliana, come parroco di Spedalino. «Mi fu imposto dal vescovo di ritornare in diocesi per necessità» ricorda. «Sono tornato per obbedienza. Poi ho chiesto di ripartire per il Brasile. E’ la “saudade” che si è fatta sentire, una dolce nostalgia del lavoro che svolgevo nella chiesa brasiliana». Il suo lavoro in Brasile era di assistenza religiosa alle persone più bisognose, ma anche di promozione umana, perché le persone siano capaci di sopperire a sé stesse attraverso l’istruzione e l’attività. Inoltre don Enzo ha svolto un’opera di coscientizzazione, per fare dei poveri soggetti protagonisti della loro liberazione, nonché soggetti politici in grado di trasformare la società. «E’ il grande impegno della chiesa brasiliana» spiega.
Don Benesperi aveva attivato a Manaus il forno “Lula là” con fondi raccolti dalla Rete Radié Resch di Quarrata e attraverso numerose iniziative svolte ad Agliana, promosse inizialmente dall’associazione “Insieme” e poi dalle parrocchie di San Piero e San Niccolò. Il forno garantiva il pane alla comunità e dava lavoro a 4 persone. Durante la sua missione sono stati attivati a Manaus anche un ambulatorio dentistico, uno dermatologico ed uno per l’assistenza psicologica, nonché una cooperativa di donne che confezionava indumenti intimi. Il suo ritorno definitivo nella diocesi pistoiese è dell’ottobre 2008 e dal 2009 è parroco a Stazione di Montale. «Sono stato accolto con affetto» dice. «E’ stato un rientro dovuto all’età. Anche se in Brasile sono campato a riso, fagioli e pesce, sono in buona salute. Però ho 79 anni». Cosa le è rimasto dell’esperienza brasiliana? «La serenità dovuta alla ricchezza spirituale. Il Brasile ti cambia. E’ un popolo che anche nella povertà fa festa, che valorizza le cose belle della vita, anche in mezzo ai problemi. Ho ricevuto molto di più di quello che ho dato».