Mauro Pastacaldi – collezionista di martelli

Mauro Pastacaldi – collezionista di martelli

di Marco Bagnoli

giugno 2016

Che un fabbro abbia qualche martello per le mani è cosa normale, ma se questi martelli sono troppi allora tanto meglio, perché diventano una collezione. E noi siamo andati a vederla. 

I martelli sono cose di casa, dal momento che Mauro ha lavorato a lungo col padre, anche lui fabbro, col fratello e col cugino, seguitando a frequentare l’officina fino al suo definitivo ritiro dalle scene, circa un anno fa. La passione per i martelli si sposa col suo generale interesse per le cose vecchie, iniziata quasi per caso intorno i quindici anni, quando buttava un occhio al deposito di un ferrivecchi, per poi diventare una collezione vera e propria intorno agli anni novanta. A quell’epoca risale pure un’altra attività di raccolta di Mauro Pastacaldi: quella della poesia popolare. Mauro possiede circa duemila libri sull’argomento e ha personalmente curato la pubblicazione di tre raccolte di poesia delle nostre parti, quella dei contadini in ottava rima. S’intitolano “nell’aia di Polito”, “Tra la Bure e l’Ombrone” e “…se tu guadagni otto e spendi nove…”, e fanno tutti parte di quel prolifico gruppo d’appassionati che si raccolsero intorno all’associazione culturale “il Mestolo”. Ma torniamo ai martelli. Mauro ne possiede circa ottocento, e sono un po’ l’energico contraltare di un’altra sua collezione, che però tende a diminuire perché alcuni pezzi li regala, ovvero quella per gli orologi.

I martelli gli piacciono perché raccontano una storia, perché si portano addosso l’uso e l’abuso di anni di onorato servizio, perché rappresentano l’onesta professione dei fabbri, carpentieri, medici, giudici, orologiai, tappezzieri, ciabattini, sellai. Praticamente tutto, dai giocattoli per bambini ai treni sono fabbricati coi martelli. Sono fatti di ferro, di legno, di rame, di alluminio, di plastica e accomunano nelle forme spesso inconsuete tutti i mestieri del mondo. Ancor oggi Mauro continua la sua raccolta, alla ricerca del martello più improbabile che ancora gli manca – perché i suoi martelli se li ricorda tutti o quasi. Quello che cerca sarebbe uno spazio nel quale poterli sistemare tutti quanti in bella mostra, o al limite in un’esposizione come quella di Montale di qualche anno fa, che la vennero a vedere anche da fuori Toscana. Nel frattempo seguita a fare qualche scultura col ferro, circondato da una piccola collezione di quarantina di incudini, tra le quali quelli che si trovano nella sua officina da tutta una vita; come dire che il tempo passa e bisogna segnarlo sopra qualcosa.

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