di Marco Bagnoli
marzo 2021
Coi nostri articoli cerchiamo sempre di rappresentare la realtà che ci circonda, e perché allora non trarre vantaggio dagli sguardi che sul mondo gettano coloro che sono proprio mossi dalla vocazione di osservare? Stiamo ovviamente parlando degli artisti, e dei pittori in particolare. E una volta di più siamo qui a scrivere di loro.
Matilde Bresci, classe 1952, dipinge in pratica da sempre, autodidatta, da quando era bambina – solo che, diversamente da come ci viene spesso raccontato, non è stata affatto incoraggiata in questa sua passione, né in famiglia né a scuola. Anzi, per come si vedevano all’epoca le cose, non stava affatto bene che una signorina se ne andasse a frequentare l’Accademia – come invece lei avrebbe voluto. È per questo che gli studi umanistici delle Magistrali hanno poi virato sul versante scientifico, al liceo, per approdare quindi a una laurea in biologia. Diciamo che l’incoraggiamento a dipingere Matilde se lo è dato da sé – ed è quello forse più importante, diciamo noi. A “correzione” dei suoi studi sono intervenuti altri interessi extracurricolari, come la filosofia, il mondo delle religioni e l’insieme delle discipline olistiche. Si è così andata a formare uno sguardo artistico per nulla soddisfatto della faccia che la realtà mostra in prima battuta, ma sempre desideroso di scoprire quello che può nascondersi sotto, ad altri livelli di attenzione, altri livelli di realtà – qualcosa che ha a che vedere con una visione un po’ quantistica delle cose.
I suoi dipinti si organizzano infatti in più strati di rappresentazione, come se un libro volesse rivelare al contempo ogni contenuto che cela dietro la sua copertina, in una sorta di astratto-cubismo figurativo. Per fare questo Matilde ha fatto ricorso alle tecniche più varie, dalla pittura a olio all’incisione, all’acquaforte, fino ad arrivare alla “maniera nera”, un’antica tecnica di incisione, tipica tra l’altro del Giappone. Non si è comunque lasciata scappare il carboncino, che ama, e l’inchiostro di china, per arrivare poi ai colori acrilici, che permettono una realizzazione più immediata, senza però riservare la possibilità di re-intervenire sulla tela come si fa con l’olio. Nel corso degli anni Matilde ha seguito vari corsi artistici, tra i quali spicca quello presso la scuola internazionale di grafica il Bisonte, di Firenze. Ha frequentato anche i corsi dell’Università Popolare di Prato, dove dal 2005 ricopre la carica di presidente – e questo le porta via un po’ del tempo per dipingere. Mostre e segnalazioni si susseguono negli anni, fino a emergere in particolare nel gruppo dei finalisti del Premio Arte Mondadori 2003, mentre è del 2011 la sua vittoria al concorso “Riciclato ad arte”, indetto dai comuni di Agliana, Montale, Montemurlo e Quarrata.
Abbiamo chiesto a Matilde quali fossero i suoi punti di riferimento, e lei ci ha risposto che sono molti, ma che non può certo dimenticare Botticelli e la sua ricerca filosofica, oppure Matisse, qualche secolo dopo. Le abbiamo poi chiesto se sente di essere diventata lei, un punto di riferimento per gli altri; allora ci ha detto che chiunque si cimenti in una “dichiarazione artistica”, di qualunque natura, finisce inevitabilmente per influenzare l’osservatore, nello stesso modo in cui una musica ti cambia l’umore. E qui torna la scienza: si tratta pur sempre di vibrazioni, quelle delle note sonore e quelle dei colori; l’importante, aggiungiamo noi, sta nell’incontrare la vibrazione giusta – o perlomeno essere in grado di accettare il cambiamento che si verifica in noi, che sarebbe ancora più importante. Alcuni quadri li ha venduti, altri li ha proprio realizzati su commissione, ma se siete fortunati magari siete tra quelli che li hanno ricevuti in regalo.