di Marco Bagnoli
settembre 2020
Oggi vi raccontiamo la storia di una persona che a Ferruccia era molto conosciuta, la signora Donella Gori. Dal momento che la sua vicenda è strettamente legata a quella dell’alimentari che ha condotto per molti anni assieme alla sua famiglia, e dal momento che questo venne aperto dai genitori Rosa e Giulio intorno al 1920, si può allora dire che questa è una storia che dura cent’anni.
Donella è infatti nata il primo di aprile del 1927, e ci ha lasciati lo scorso due giugno, a novantaquattro anni compiuti – e si era sempre mantenuta una donna così in gamba che sembra ancora di vederla andare in motorino col casco quando già aveva i suoi ottantacinque anni. Del resto, fino all’ultimo non ha mancato di recarsi su a Casore del Monte dal figlio, o di condividere la gioia del tempo che passa in compagnia di figli e nipoti.
Donella nasce ad Agliana in via Salcetana, nei Marini, e rimane presto orfana del padre assieme ai suoi fratelli, dei quali era la seconda. Si sposa molto giovane, come usava allora, a vent’anni, con Giuliano Gori della Ferruccia e assieme vanno ad abitare dove c’era prima la bottega, in via Selva, e vi restano fino al 1970, quando si trasferiscono dall’altra parte della strada. Donella e Giuliano hanno due figli, Giuliana e Giampiero, che farà il cuoco, ma sarà proprio Giuliana che aiuterà i genitori, e poi sarà lei a portare avanti l’attività, aiutata dalla madre, fino al momento di andare in pensione, nel 2009. A quel punto l’attività venne ripresa da un’altra gestione, di breve durata: era giusto l’epoca che si cominciava di nuovo a stare peggio – per non parlare di quello che è venuto dopo.
Che dire di Donella? Nei racconti della figlia emerge questa figura di grande lavoratrice, una grande “lavoratora”, particolarmente abile in cucina, capace di sfornare fino a trecento migliacci quando c’era la festa, e di mettere a tavola ogni giorno dieci operai della strada statale allora in costruzione, che trovavano apparecchiato nella stanza accanto a quella principale. E non dimentichiamoci che Donella aveva anche il negozio e la sua famiglia a cui pensare.
Era una persona decisa e determinata, una vera battagliera, la chiamavano “Maresciallo”, perché non aveva paura di nessuno; era quella che si può definire una persona che comandava, anche quando c’era il “su’ marito”, ma della comandante ecco, aveva la stoffa, riuscendo a farsi intendere sempre nel migliore dei modi. Il suo era il tipico negozio dove si andava un po’ per qualunque necessità, dal mangiare, appunto, fino alle medicine, alle calze, alle scarpe o agli zoccoli; ma ci piace pensare che fosse proprio l’idea di incontrarsi a far smuovere le persone, nella cornice di un mondo di socializzazione che forse oggi siamo riusciti a perfezionare, ma forse no. Inutile dire che all’inizio degli anni Cinquanta loro furono i primi a mettere la televisione, dando il via a quella grande stagione del rito collettivo che fu all’inizio il tubo catodico, con un solo canale e in fondo un solo modo di stare assieme.