di Massimo Cappelli
Cari amici, questa volta voglio scrivere un “Concludendo” un po’ insolito, anzi il pezzo in realtà è già scritto. Voglio riportarvi “botta e risposta” in versi, avvenuta un sabato mattina di qualche anno fa su Facebook, in maniera del tutto estemporanea, fra me e Renato Torlai, che lavora nella divisione marketing di una azienda mia cliente. Siamo intorno alla primavera del 2017, qualche giorno prima avevo pubblicato sul social una poesia di Giuseppe Gioacchino Belli, poeta satirico romano dell’Ottocento. Da lui ispirato, avevo provato a scrivere a mia volta una poesia satirica in romanesco, contro l’operato di Matteo Salvini. Renato mi ha risposto “per le rime” e come due cantastorie di ottava rima degli anni cinquanta, ci siamo sfidati in singolar tenzone.
Cappelli
Sapete a me nunn’è che me fa senso
Chi se la pija cor povero immigrato
E manco porto avanti er mio consenso
Con chi vor fa’ er bbono ed è sforzato.
Io cari amici nun posso vedere
Le strateggie appoggiate su sciagure
Che fanno aumentar tanto er potere
E fanno bbono alle elezioni pure.
Io amici cari queste ggenti pazze
Le paragono a quelli che in passato
Pei lor comizi colme eran le piazze
Ma il nostro bel Paese han rovinato.
Ma la rovina non è ancora finita
E l’ignoranza ahimè nunn’ha confini
Perciò io manco avrò espression stupita
Se ci sarà chi da er voto a Salvini.
Torlai
Oh Massimo Cappelli che scrivi i tuoi pensieri in romanesco
Riesco a intuir in quel che favelli qualcosa di grottesco!
Vorresti dire allora che il voto per Salvini
È figlio del fascismo di Benito Mussolini?
Credo che in questa tesi non ci sia prova alcuna
Piuttosto ci dimostra che qui c’è una lacuna!
In un Paese bello con gente assai accogliente
la storia del razzismo non c’entra proprio niente!
Siam tutti esasperati, ma più di quel che pensi
E niente sta facendo il “condottiero” Renzi!
Se guardi la realtà c’è chi non ha lavoro
Invece l’immigrato ha sempre il suo ristoro!
Non è che l’italiano per poi poter campare
Debba partir per l’Africa e quindi ritornare?
Cappelli
Oh caro mio Renato, io tosto ti rispondo
Non è che con tre versi, si può cambiare il modo.
Ma dico fermamente, e poi lo grido forte
Da sempre la politica ci cambia a noi la sorte:
Son tutti buoni e cari e tutti hanno ragione
Ma quando tu hai votato, ti trattan da coglione.
E specialmente tutti, a destra come a manca
Si sono candidati e l’hanno fatta franca.
Ma quelli che per proprio interesse personale
Appoggian la campagna su gente che sta male,
Mi fan venire il vomito. E voglio gridar forte
Non darò mai il voto a chi sfrutta la morte.
Però i nostri politici, chi vince e anche chi perde
Coi nostri soldi in tasca ci trattan come merde.
Incitazione di Stefano Tarocchi
Bellissimo e intelligente dibattito, continuate, bravissimi.
Cappelli
Lo vedi buon Torlai, lo dice anche il Tarocchi
Noi semplici italiani non siam poi tanto sciocchi.
Bisognerebbe dar, meno importanza a quelli
Che fanno tanto chiasso e poi fan solo orpelli.
A quelli che ti dicono ciò che vuoi sentir dire
Poi siedono sul morbido e stanno come un sire.
Bisognerebbe smettere di segnar con la croce
Ma andare tutti a Roma alzando più la voce.
Oh cari amici miei, tornando su Salvini
Ho detto e ribadisco, che è come Mussolini.
Torlai
Oh Massimo sei tosto perché tu ancora insisti
Ripeto e ribadisco non c’entrano i fascisti!
La cosa è assai diversa bisogna poter dire
Che chi comanda a Roma adesso non è un sire!
Chi ci governa adesso è gruppo di mangioni
Di destra e di sinistra proprio come i coglioni!
Però se mi accomuni il duce con Salvini
Sei come chi confonde la Topa coi topini!
Cappelli
Lasciamo star la topa, mio caro buon Renato
Che mi fa ricordare il “vecchio” e il suo mandato
Quello che ha governato insieme alle sue aziende
Quello che par che dia, e invece tutto prende
Quello che ha fatto il bene soltanto per sé stesso
Con la pompetta e il viagra facendo tanto sesso.
Quello che ha fatto in modo che solo lui non perda
Che ha fatto scivolare l’Italia nella merda.
Torlai
Cappelli a me la topa rimembra altre emozioni
Invece a te ricorda il Silvio Berlusconi!
Il cavaliere errante, nel senso che sbagliava
Che al posto della lama tirava fuor la fava!
Però non sono sicuro se pria si stava peggio
E devo ricordarlo quando ritorno al seggio!
Semmai rivince i’ Renzi e ci troviamo poi
Chi non fa il bunga bunga e lo mette in culo a noi.
Cappelli
Te fai come tu vuoi, mio caro bel Renato
A me un mi garba mica riessere inculato!
Lo so che è difficile pensar che non succeda
Ma mi sono rotto il cazzo di far sempre la preda.
E quando andrò a votare… Ci vado di mattina?
E metterò la croce restando… A pecorina?
Però se tu mi chiedi di darlo a Berlusconi
Allor più volentieri mi strapperei i coglioni.
Torlai
Oh Massimo che dici! Non devi strappar niente
Ne palle ne pisello che c’è chi poi si pente!
Ad evirarti tanto saran i soliti noti
È questo che avverrà, che voti, o che non voti!
E qui concludo in rima il nostro ‘battibecco’
Rincara la benzina ed io rimango a secco!
Cappelli
Torlai faccio l’inchino al tuo grande talento
Per il tuo bel futuro non devi esser sgomento.
E adesso poso anch’io lo smartphone dalle mani
Ti mando un grande abbraccio salutami i’ Fabiani.