Francesca Giacomelli – una vita nel tennis

Francesca Giacomelli – una vita nel tennis

di Marco Bagnoli

marzo 2023

Francesca si avvicina al tennis a nove anni, presso il Tennis club Agliana di cui era socio il babbo. L’età è quella giusta, ma forse dovremmo dire che anche Francesca era la bambina giusta, dal momento che subito si dimostra molto promettente per riuscire in questo sport. Oltretutto sarà proprio il tennis che si rivelerà prezioso per una Francesca all’epoca un po’ troppo chiusa in se stessa; e il tennis è competizione, certo, ma anche confronto in primo luogo con la propria individualità. È inutile dire che i genitori la sostengono al massimo, trattandosi in questo caso di doverla accompagnare non tanto agli allenamenti, ma anche e soprattutto ai vari tornei che si disputano un po’ in tutta Italia. Il primo fu comunque a Bibbiena. Nel tennis il torneo prevede più giornate di partite, e se vinci ecco che i giorni fuori casa si allungano. Nel caso di Bibbiena Francesca e famiglia si trattennero per tutta la settimana, dato che alla fine il torneo lo vinse proprio lei.

Ma se tutto questo appare grandioso, allora proseguiamo nei mesi del 1989. Francesca segue un corso di tennis a Lodi, e viene notata da un personaggio all’epoca tutto sommato sconosciuto, un americano, un certo Nick Bollettieri. Nell’era ancora delle cabine a gettone, anni luce prima dei social, questo allenatore di tennis non era ancora sulla bocca di tutti, come invece sarà poi per aver allenato campioni come Boris Becker, André Agassi, Serena Williams e Maria Sharapova. Nick Bollettieri ha abbandonato i campi terreni lo scorso dicembre, all’età di 91 anni, ma all’epoca era pure lui un ragazzino, coi suoi occhialoni da sole e il traduttore a portata di mano. Nick vede giocare Francesca, e allora le propone di seguirlo in America per cinque mesi di corso in Florida. La decisione da prendere è una di quelle importanti, e i suoi genitori valutano il tutto con attenzione. La risposta è sì, partiamo. Cioè, lei parte, da sola, a dieci anni, per restare al di là dell’oceano tutti quei mesi. I cinque mesi concordati poi si accorciano un po’, dato che lo scoppio della prima guerra del Golfo sembrava minacciare l’ordinato svolgersi dei voli aerei per il ritorno. Non c’erano altri italiani con lei, e allora Francesca ha fatto ricorso al suo inglese, e a un poco di spagnolo. A raccontarla è più eccezionale oggi di quanto non dovesse apparire già all’epoca alla piccola Francesca.

E dopo? Dopo si va avanti. La nostra tennista in erba ha conseguito altre vittorie in giro per l’Italia, ha sentito sciogliersi quelle tensioni scomode del suo carattere, e dopo gli anni dell’agonismo, ecco che è tornata a studiare per conseguire il brevetto di insegnante di tennis. Ha iniziato a insegnare qui ad Agliana, e ancor oggi insegna tennis, dividendo il tempo con la cattedra al Pacinotti di Pistoia, dopo la laurea in Scienze motorie, e dopo un matrimonio a 24 anni e tre figli maschi, che non giocano a tennis. I figli facciano quello che credono – più o meno… Francesca raccomanda in ogni modo questo sport, che certamente necessita di tanti prerequisiti fisici e mentali, che però, per fortuna, i buoni riflessi e la capacità di concentrazione riesce anche a svilupparli. Il tennis è il gruppo di allievi che si ritrovano e fanno gruppo; e poi è la partita da solo, contro l’avversario, contro la maledetta pallina – e soprattutto, ebbene sì, contro se stessi, contro i limiti che noi tutti ci portiamo dentro, forse più temuti che reali. È bello allora giocare in doppio: ti alleni in coppia, prepari gli schemi, e ti dividi a metà la tua metà campo. Così magari stai sotto rete, e devi ricordarti che lì la palla arriva prima – e arriva forte. Un po’ come la vita.

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