di Serena Michelozzi
marzo 2021
Caterina Di Costanzo, pratese, classe 1979, ha iniziato a giocare a calcio nel Prato Sport per arrivare giovanissima ad Agliana, sponda-Acf (Associazione calcio femminile), e svolgere tutta la trafila, dalle giovanili alla serie A nella Piana pistoiese, fino a una breve esperienza al Milan.
«La mia passione per lo sport è nata prestissimo, mentre quella per il calcio, invece, è nata casualmente. Il caso mi è stato offerto dal fatto che mio fratello Alessandro era uno sportivo e, in particolare, un calciatore. Con lui ho iniziato a giocare e ad appassionarmi al calcio ed è stato sempre un mio grande sostenitore», ci racconta Caterina, che, ad oggi, anche se non è più sul campo da gioco, è comunque rimasta in contatto con il mondo dello sport, e collabora con Armando Esposito, suo allenatore della giovanile a Agliana e amico da diversi anni. Caterina è stata una centrocampista (o centro mediano metodista), con vocazione più a costruire che a distruggere il gioco degli avversari. Poi, per esigenze di organico, ha imparato anche a giocare nel ruolo di mediano interdittore. «Sono stati anni bellissimi con molte gioie e qualche dolore: gli infortuni subiti mi hanno reso più forte dal punto di vista caratteriale. Gli episodi sportivi impressi sono diversi, tra cui il primo goal segnato con il Prato Sport al campo del Galcetello, la finale nella prima edizione della Supercoppa a Bardolino contro il Modena, gli ottimi piazzamenti nel campionato di serie A negli anni 2000. Ci sono state anche tante partite emozionanti e tante gioie nel campionato nazionale di serie A in cui i ritmi erano altissimi e le avversarie molto forti per cui diventava davvero importante prepararsi e allenarsi bene per essere all’altezza» ricorda la nostra (ex) giocatrice.
Oggi svolge attività di ricerca in campo giuridico all’Università degli Studi di Firenze ed è autrice, insieme a una collega torinese, del testo: “Allocazione delle risorse e tutela costituzionale del diritto alla salute – I sistemi in Europa e il caso italiano”, per il Laboratorio dei Diritti Fondamentali diretto da Vladimiro Zagrebelsky.
«Non bisogna sottovalutare l’importanza dello sport, in generale, e del calcio femminile come sport di gruppo, in particolare, nel contesto dell’educazione delle ragazze a alcuni importanti valori, quali il continuo miglioramento di se stesse, la capacità di porsi obiettivi comuni significativi e il rafforzamento delle capacità di interagire in maniera collaborativa con le compagne. Lo sport è un aspetto fondamentale per la crescita di una ragazza, così come per quella di un ragazzo, perché sono davvero tante le cose che è possibile imparare su di sé e sugli altri e, in generale, sulla vita» conclude Caterina.