Acqua potabile: facciamo il punto

Acqua potabile: facciamo il punto

di Piera Salvi

giugno 2015

Dai timori per l’amianto all’allarme Pcb, dalle rassicurazioni sulla salubrità dell’acqua potabile, fino all’azione legale intrapresa dall’associazione “Acqua bene comune Pistoia Valdinievole” per chiedere il risarcimento al laboratorio che ha diffuso analisi allarmanti e poi ha dichiarato di avere sbagliato. Da novembre 2014 al primo quadrimestre 2015, la qualità dell’acqua potabile ad Agliana è stata al centro dell’attenzione pubblica. Ricordiamo che a gennaio il sindaco ha sospeso la somministrazione di acqua di rubinetto nelle mense scolastiche, accogliendo la richiesta del consiglio d’istituto del comprensivo Bartolomeo Sestini, in seguito alle preoccupazioni dei genitori per la presenza di tubature dell’acquedotto in amianto.

La questione della presenza di cemento amianto nella rete idrica, ad Agliana è stata sollevata a novembre in consiglio comunale. In ambito scolastico le preoccupazioni dei genitori si erano manifestate a inizio dicembre. Ad alcune classi che ne avevano fatto richiesta, era stato concesso di portare la bottiglietta di acqua minerale da casa. La dirigente del comprensivo Sestini, Angela Desideri, aveva manifestato agli amministratori comunali il forte disagio delle famiglie in tutti i gradi di scuola. Una pubblica assemblea del sindaco con i genitori, non aveva sciolto i dubbi. Si era dunque riunito il consiglio d’istituto, esprimendo la posizione della scuola con la richiesta al Comune di sospendere il progetto “Acqua del sindaco” ed effettuare le analisi per accertare la presenza di amianto e diossina. Il progetto era stato attivato dall’amministrazione comunale nell’anno 2006-2007 ed esteso a tutti i plessi scolastici dalle materne alle medie dal 2007-2008, con lo scopo di ridurre i rifiuti e l’inquinamento.

Ma torniamo alla storia recente. In seguito alle preoccupazioni emerse in alcune pubbliche assemblee, il 24 febbraio 2015, su richiesta di qualche centinaio di genitori, il laboratorio Lebsc di Bologna preleva i campioni dal fontanello del parco Pertini, in presenza di cittadini e consiglieri comunali. Il comitato “Acquabenecomune” si rende disponibile come referente tra le famiglie e il laboratorio. Il 5 marzo Lebsc invia ufficialmente al comitato i risultati che rilevano un’allarmante quantità di Pcb, allegando una relazione che ne evidenzia l’anomala presenza. Nei giorni successivi, vista la gravità dei fatti, il comitato chiede al laboratorio garanzie sul preoccupante risultato. Attende dieci giorni, viene rassicurato dal laboratorio sulla veridicità dei dati e il 15 marzo pubblica la preoccupante notizia. In base ai risultati, rientra la paura amianto e scatta l’allarme Pcb. Il 18 marzo il sindaco di Agliana chiede lumi al laboratorio, con lettera raccomandata. Il 2 aprile Lebsc invia al sindaco un referto timbrato e firmato che conferma l’allarmante presenza di Pcb nell’acqua. Il 17 aprile, in sala consiliare, si tiene una conferenza stampa con Asl, Arpat, il sindaco di Agliana e Publiacqua, nella quale si tranquillizza la popolazione: in base alle analisi di Asl e Arpat la potabilità dell’acqua erogata tramite l’acquedotto aglianese è garantita. Tutti i parametri sono risultati conformi alla normativa vigente. Nell’occasione Arpat ipotizza un errore del laboratorio bolognese. Il 19 aprile il comitato “Acquabenecomune” chiede a Lebsc ulteriori informazioni, su certificazione per la rilevazione dei Pcb e metodi utilizzati. «Il giorno successivo» riferisce il comitato «Lebsc ci rassicura su idoneità del laboratorio e metodi delle analisi. Il 21 aprile però ci comunica di avere il sospetto di uno sbaglio nel risultato delle analisi chimiche dell’acqua». Il 28 aprile il laboratorio bolognese comunica alla sede fiorentina di Arpat, al Comune di Agliana e al comitato “Acqua bene comune” che si era verificato un errore nelle analisi, scusandosi per l’inconveniente. Ritrattando il risultato delle analisi svolte, il laboratorio asserisce di aver fatto un errore a causa di un presunto “scambio di una siringa”. Nel mese di maggio “Acquabenecomune” annuncia di avere dato mandato ad un legale per richiedere al laboratorio emiliano il risarcimento per il danno all’immagine subito. «Il denaro che verrà ricavato dalla suddetta azione legale» fa sapere Acquabenecomune «sarà usato per svolgere nuove analisi». Insomma, per quelle analisi sbagliate, costate 1.400 euro e autofinanziate da qualche centinaio di cittadini, il comitato non ci sta a chiudere la vicenda con le scuse del laboratorio.

 

Foto  in alto: assemblea a S. Niccolò. Foto sotto: Rosanna Crocini presidente associazione “Acquabenecomune” . Foto in basso: fontanella del parco Pertini.

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