di David Colzi
marzo 2015
Adriano Veldorale, aglianese di origine ma quarratino d’adozione, è uno scultore nel senso puro del termine, in quanto progetta e realizza le sue opere tutto da solo, particolare non scontato oggi giorno. Classe 1976, può già vantare nel suo curriculum un riconoscimento molto prestigioso, il “Fiorino d’Argento”, un premio culturale conferitogli a dicembre a Palazzo Vecchio nel Salone dei Cinquecento.
Fieramente autodidatta, ha manifestato interesse per la scultura da giovanissimo, quando lavorava nella piccola azienda di famiglia ad Agliana: come ci ricorda lui, all’epoca preferiva il legno da intagliare, ai telai e alle maglie: «A 17 anni, lavorando due notti di fila, realizzai la mia prima opera, un piccolo stambecco ricavato da un legno di ulivo». Non ci volle molto perché il suo interesse si spostasse anche su altri materiali, come la terracotta e il marmo. Dopo questo primo ciclo fatto di poche opere, verso i 25 anni, Adriano smise di scolpire, manifestando una crisi di idee. Curiosa fu la sua reazione, perché invece di chiudersi in se stesso, si aprì al mondo, facendo nel 2011, quello che per molti è il viaggio spirituale per eccellenza, ovvero il cammino di Santiago di Compostela: «Sentivo che c’era qualcosa che dovevo approfondire, esplorare;» specifica l’artista «così, zaino in spalla, partii da solo, impiegando tutte le mie ferie d’agosto». Nei 26 giorni di cammino, Adriano incontrò non solo i luoghi della fede, ma anche quelli dell’arte, abbeverandosi alla fonte di quella bellezza ultracentenaria, fatta di chiese, sculture, guglie e paesaggi sospesi nel tempo, che sono parte integrante di questo viaggio di origine medievale.
Del suo primo periodo artistico, vi segnaliamo “Coesistenza”, una scultura fatta in marmo di Carrara, ulivo e acciaio, dedicata alla tragedia dell’11 settembre 2001 (foto a fianco) in cui lo scultore auspicava un dialogo fra le diverse culture. Dal 2001 trascorsero 9 anni prima che Adriano riprendesse a lavorare alle sue opere; un’intervallo di tempo impiegato nello studio, nella ricerca interiore, nella visione di mostre, aspettando che il suo “demone” tornasse a farsi sentire; così è stato nel 2010, quando ha ripreso a creare. La sua prima mostra risale a dicembre 2011, a Pistoia, realizzata con la complicità della sua ragazza, Caterina Morelli, architetto e attrice presso il G.A.D. (Gruppo d’Arte Drammatica) di Pistoia. Poi sono arrivate altre mostre, collettive e non, a Roma, Benevento, Firenze, Pistoia, Prato, alcune fatte anche grazie al gruppo artistico “Estrarte”, capitanato dal pittore Marcello Meucci.
Arrivati a questo punto, non può che stupire quanto detto all’inizio: infatti è davvero insolito che un artista con una carriera così breve, sia già approdato al premio “Fiorino d’Argento” di Firenze. Questo riconoscimento gli è stato conferito grazie all’opera, intitolata “Intoccabile”, una sfera costruita con dei chiodi, al cui interno, una figura umana sagomata con del fil di ferro siede immobile. Abbiamo chiesto alla scultore qual è stata la genesi dell’opera: «Un giorno,» spiega l’artista «mentre lavoravo ad un altra scultura, vidi mio padre Marco che costruiva una casetta in legno per mia nipote Matilde, usando vecchi pancali. Smontandoli, aveva riempito un secchio con i chiodi che li tenevano uniti, ed era pronto a buttarli; ma io in quel recipiente ho visto l’inizio di un opera». E suo padre, una volta che l’hanno premiata a Firenze, con la sua opera esposta fra Michelangelo e il Vasari, come ha reagito? «Mi ha portato un’altro secchio pieno di chiodi» dice ridendo Veldorale.
Un capitolo a parte, lo merita la scrittura di poesie, altra forma d’arte che Adriano pratica già da prima della scultura e che gli è valsa attestati di stima da letterati e professori. Quindi è naturale che ogni sua scultura, oltre al titolo, abbia un piccolo componimento, che ne esalta il significato. Ma le sue poesie hanno anche vita propria, e su tutte vi segnaliamo quella che si intitola “Toscana” (che potete leggere sul sito www.adrianoveldorale.com): ebbene, questa è diventata negli anni un piccolo fenomeno virale, e in più di un sito, talvolta all’insaputa dell’artista, l’hanno presa come biglietto da visita per presentare al mondo la nostra regione. «Questo mi lusinga e mi stupisce ogni volta» dice divertito Veldorale, «l’unica cosa che chiedo a tutti è di citare l’autore».