di Giacomo Bini
marzo 2015
La tempesta di vento che ha strapazzato la piana, come tante altre zone della nostra regione, ha lasciato dietro di sé molte rovine e, a Tobbiana di Montale, anche un grave lutto, quale tragica conseguenza indiretta del maltempo. Alle molte fragilità del nostro territorio, dalle frane agli allagamenti, dal rischio sismico all’inquinamento dell’aria, si è aggiunta una ricorrente vulnerabilità meteorologica dovuta, a quanto pare, ad un cambiamento climatico che espone la nostra zona a fenomeni di intensità mai vista prima (chi ricorda un vento così forte in un’area così estesa?). Ora che la burrasca è passata, mentre si stila il bilancio dei danni occorre trarre anche alcune lezioni da quanto è avvenuto.
La prima riguarda la presenza massiccia del cemento-amianto nei tetti di molti capannoni industriali e di molti edifici privati e pubblici (a Montale perfino in due scuole). Il vento ha fatto volare i pezzi di eternit nelle strade e nei giardini e le fibre di amianto si sono disperse nell’aria. La produzione e la commercializzazione di derivati di amianto, è proibita da una legge del 1992, ma dopo 23 anni esistono ancora migliaia di metri quadrati di coperture in eternit intorno a noi e spesso si tratta di capannoni abbandonati in seguito alla crisi economica, dunque privi di manutenzione e pertanto molto pericolosi. Sono vere e proprie bombe ambientali che sarebbe l’ora di disinnescare.
La seconda lezione riguarda la presenza degli alberi di alto fusto nei centri abitati. Il forte vento di giovedì 5 marzo ha abbattuto decine di pini secolari come fossero birilli, sia negli spazi verdi privati sia nei giardini e nei parchi pubblici. I pini si sono abbattuti su case, fabbriche, automobili e solo per un caso fortunato, nella nostra piana, non hanno fatto danni alle persone. Occorre ripensare alla compatibilità tra certe alberature e i centri abitati. I viali alberati, i piccoli spazi verdi pubblici e privati, devono essere sottoposti a regole precise di sicurezza, per il bene delle persone e anche degli alberi, che devono vivere e crescere nei luoghi più idonei alla loro natura. Non è sufficiente che gli alberi esistenti siano monitorati per accertarne stabilità e condizioni di salute. Anche la maggior parte dei pini franati sulle abitazioni e sulle strade, erano stati osservati e considerati sani. Occorre che si valuti anche l’idoneità della posizione dell’albero rispetto all’ambiente circostante e la sua pericolosità per cose e persone.
La terza lezione è venuta da una mamma della Stazione di Montale che durante un’assemblea di genitori della scuole scoperchiate dal vento, ha preso la parola non per chiedere al sindaco di fare questo o quell’intervento ma per domandare: «cosa possiamo fare noi genitori per dare una mano?». Non so se quella mamma conoscesse la famosa frase di John Kennedy («Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, ma cosa puoi fare tu per il tuo paese») ma una rivista come la nostra, che ha nel titolo il pronome personale «Noi», non può che condividerne lo spirito.