di Marco Bagnoli. Foto: Adriano Tesi.
settembre 2014
Oggi passeggiamo in un non-luogo, lungo un sentiero che raramente si percorre, ma che in compenso conduce alle soglie di epoche ormai lontane: ci troviamo nell’archivio parrocchiale di San Piero, un posto fatto con la carta e l’inchiostro di tanto tempo fa. Un archivio parrocchiale raccoglie fatti e avvenimenti strettamente correlati ai momenti salienti della vita del fedele – dal battesimo al matrimonio, dalla cresima al funerale – ma anche molti altri, per i quali non è prevista una specifica fattispecie – ed è qui che si raccolgono forse la maggior parte delle notizie più interessanti. L’insieme delle carte riguardanti la comunità di San Piero attualmente esistenti attingono notizie all’incirca dalla fine del Quattrocento, per arrivare ovviamente fino ai giorni nostri.
Questi incartamenti iniziarono ad avere una vita un po’ più movimentata a partire dalla fine del XVIII secolo, quando furono reclamati presso l’archivio dell’erigendo Patrimonio ecclesiastico, a seguito delle riforme del vescovo Scipione de’ Ricci. L’ambito richiesto comprendeva tutti i documenti antichi, ad esclusione di quelli “moderni”, quindi all’incirca dal 1500 al 1750. Fino al 1866 le parrocchie furono anche responsabili dello stato civile, ovvero di tutti quegli atti che lo stato unitario del Regno d’Italia reclamò come propria pertinenza, lasciando alla Chiesa i soli atti ecclesiali. La cronistoria parrocchiale sarebbe divenuta un obbligo per il sacerdote soltanto ai primissimi anni del Novecento, mentre qui ad Agliana si dovrà attendere fino al 1938, quando la chiesa di San Piero fu eletta a propositura. Dopo circa due secoli ecco una nuova richiesta di consegna del materiale all’archivio della curia vescovile – fatta salva la possibilità per il sacerdote di regolarsi in modo differente.
Si deve proprio all’attuale parroco, don Paolo Tofani, la decisione di mantenere l’archivio presso i locali della canonica di San Piero, concedendo così non solo una consultazione maggiormente accessibile, ma anche il contatto tra il racconto di un popolo e il suo luogo di afferenza.
L’archivio è organizzato in serie: battesimi, cresime, matrimoni, defunti; la vacchetta delle messe riporta quelle ordinarie celebrate, mentre quella delle messe per obbligato riporta quelle celebrate a pagamento, indicate in un lascito testamentario – un legato finalizzato al pagamento del celebrante e alla dote per una ragazza povera. Un ulteriore serie è denominata miscellanea, categoria che poteva raccogliere gli argomenti più disparati, dai bandi vescovili a quelli granducali, ai libri a stampa, come messali o simili. Il quadro complessivo che emerge da questo mosaico cartaceo è una serie di fotogrammi che dobbiamo immaginare in movimento: vediamo i matrimoni, quanti figli nascevano e con quali nomi erano battezzati; alcuni cognomi avrebbero col tempo fatto parlare di sé, altri sarebbero spariti o proseguiti altrove; vediamo quanti erano questi abitanti di San Piero e quali mestieri facessero, quanti di famiglia ricca e quanti quelli che dovevano solo lavorare duro.