di David Colzi. Foto: Adriano Tesi
settembre 2016
Da novembre 2015, dietro il bancone del Gallo Nero è tornata la signora Liviana Zini, che assieme al marito Osvaldo Tesco, aprì questo locale il primo settembre 1978, quando entrambi erano poco più che ragazzi. Stavolta però ad affiancarla c’è la figlia Susi; quindi la nuova gestione, è un ritorno alle origini.
Quando aprì, 38 anni fa, il Gallo Nero si impose subito come qualcosa di diverso dal solito, perché proponeva anche prodotti artigianali salati, come pizze al taglio, tramezzini e schiacciate ripiene, che ben presto spopolarono. Quindi parliamo di un locale ibrido, a metà fra bar e forno, che all’epoca non era così comune dalle nostre parti. Un’altra prelibatezza era il pane, che tutt’oggi viene sfornato ogni mattina, anche di domenica. Un ulteriore particolarità era che il Gallo Nero rimaneva aperto dalle 6 del mattino fino a mezzanotte, andando dalla colazione al dopo cena con la birra alla spina, quasi un antesignano dei pub di oggi.
Negli anni sono stati tanti i personaggi famosi passati da lì, grazie alla vicinanza del Matteotti: da Francesco Guccini a Massimo Troisi e Lello Arena. Ma se chiediamo a Liviana qualche ricordo piacevole, lei non ha dubbi: «Ripenso alle serate “canterine” di Magnino e Realdo Tonti. Loro arrivavano verso le 20 e rimanevano qui fino a mezzanotte: insomma, alla fine chiudevano il locale assieme a noi! E siccome erano dei personaggi molto conosciuti, presto si formava attorno a loro un capannello di gente». Poi dagli anni ’80 arrivarono tanti giovani; alcuni di questi tornano tutt’ora a trovare Liviana, magari spingendo un passeggino, oppure tenendo per mano un figlio a cui far assaggiare quei famosi tramezzini (il cui impasto ideato da Osvaldo, è tutt’ora un segreto di famiglia). «Questo cambio generazionale è molto bello ed è motivo di grande soddisfazione per noi» precisa un po’ emozionata Liviana. Osvaldo, artista della cucina con le sue mille invenzioni, ideò anche la “Festa della birra aglianese”, complice la sua passione per l’Oktoberfest di Monaco. Di anno in anno questa manifestazione si è arricchita di musica, sfilate, costumi e cibo tipico.
Adesso, grazie anche alla figlia Susi, il Gallo Nero sta tornando ad essere un punto di ritrovo oltre che un bar, perché lei ha portato con sé tutte le esperienze maturate nei suoi soggiorni all’estero. Susi infatti ha abitato alle Maldive, in America e in Australia; in quest’ultima tappa si è occupata di catering per eventi. Nel soggiorno australiano, durato due anni, Susi ha avuto la fortuna di vivere a Byron Bay, un villaggio sull’oceano, vero paradiso per i surfisti, dove la vita scorreva decisamente più lenta che da noi. Partendo da qui, lei fa una riflessione: «Tornando in Italia mi sono subito accorta di come il nostro modo di vivere frenetico ci faccia dimenticare le piccole cose piacevoli della vita, tipo il caffè. Capita ad esempio di vedere qui da noi persone che mentre lo bevono al bancone, ci danno già l’euro, come se non avessero neanche 2 minuti per gustarselo in pace o per fare due chiacchiere. Dove abitavo in Australia, 10 minuti ci volevano solo per farselo fare un caffè…»
Nonostante queste considerazioni, Susi ha entusiasmo da vendere e tanta voglia di fare; sua è stata l’idea di portare al Gallo Nero le serate “Open Mic”, cioè a microfono aperto, un tipo di evento che va molto all’estero. In pratica sono degli spettacoli, dove chiunque può cimentarsi con canzoni, poesie e quant’altro, grazie a un impianto messo a disposizione dal locale.
Con lo stesso intento di rivitalizzare il centro e la piazza di San Piero, Susi e Liviana si sono affiancate all’associazione culturale “Quei ragazzi”, per riproporre la “Festa della birra aglianese”, che nell’edizione di quest’anno a luglio ha registrato un enorme successo di gente e il ricavato delle tre serate è andato in beneficenza. «Dobbiamo unirci fra commercianti e associazioni, per fare rivivere assieme il nostro paese. Noi per prime ci accorgiamo che basta fare un qualunque evento e la piazza si riempie subito. L’unione fa la forza!» conclude giustamente Susi Tesco.