di Marco Bagnoli. Foto: Adriano Tesi
maggio 2013
La “Bottega delle maschere” nasce intorno al 1991, solo che allora si chiamava “Compagnia forse stabile” – quello che conta è il carburante che mette in moto il meccanismo, l’instancabile entusiasmo di un gruppo di persone variamente coinvolte nell’esperienza del teatro amatoriale. L’associazione “Bottega delle maschere” viene costituita nel 1994, come una libera organizzazione di privati cittadini, per promuovere la cultura teatrale nella comunità, collaborando anche con l’amministrazione comunale. È bene inoltre precisare che non esiste nessuna bottega, e, a ben vedere non ci sono nemmeno le maschere, però il nome prende spunto dalle antiche botteghe del Medioevo, laboratori di artisti, e dalle maschere che sono un simbolo del teatro.
Questo è un gruppo che trova il suo senso esclusivamente nello stare assieme, nel condividere un percorso quasi ignoto, in compagnia di persone che fanno da guida, sì, ma fino a un certo punto, perché insieme si continua a scoprire – e a ben vedere l’ultimo arrivato, magari il più piccolo, può essere proprio quello che ridesta il tuo stupore. Il gruppo della Bottega ha sempre abbracciato una fascia d’età tipicamente familiare, dai quindici ai settant’anni, consentendo ai ragazzi dei primi anni, di diventare i validi promotori di oggi. Persino il luogo d’incontro è cambiato nel tempo, dall’originaria frequentazione del teatrino Dante di San Michele fino alle sedi oltremodo mutevoli di questi giorni: magari a casa di Elena Cianchi, oppure in quella di Maura Salvi, l’attuale presidente, che è stata della partita sin dagli inizi – oppure negli spazi del teatro Moderno di San Piero, dove le chiacchiere stanno a zero e ci si misura con un vero palcoscenico; ma anche a scuola, in classe, dove di certo non ve lo aspettavate. Da due anni a questa parte, infatti, l’immancabile presenza di giovani tra le fila dei teatranti per diletto è cresciuta molto, grazie al progetto RAD (Rispetto Ascolto Divertimento) che mette assieme la “Bottega delle maschere” e la scuola primaria “Gianni Rodari” di via Livorno: la quinta B, la quarta A e la quarta C, guidate dalle rispettive insegnanti, Doretta Gonfiantini, Martina Lunardi e Donatella Pratesi, dedicano due delle loro ore settimanali al laboratorio di teatro.
L’entusiasmo dell’operazione ha incontrato il pieno consenso della preside, Angela Desideri, e soprattutto dei membri dell’associazione, il cui solo profitto in cambio dell’impegno profuso è costituito dall’energia che i bambini sprigionano. A questo punto è lecito farsi una domanda – ma questi piccoli attori sono bravi o no? Nel progetto non è importante la bravura dei bambini come attori, ma il lavoro che svolgono, però i grandi che li seguono dicono di sì, dicono che riescono a condividere le emozioni, a scoprirne di inattese e a farle sventolare ampie e splendenti. Alla prima occasione sarebbe da andarli a vedere; con questo progetto l’associazione ha vinto il bando indetto dal Comune per i festeggiamenti del centenario: Agliana compie cent’anni e il 23 maggio prossimo, per l’occasione la “Bottega delle maschere” e i ragazzi della quinta B saranno sul palco del Moderno con il loro spettacolo – titolo “Un mestiere nelle mani – ricerca sui mestieri aglianesi dal 1913 ad oggi”. Il copione lo hanno scritto assieme; i ragazzi si sono rivolti ai nonni – oppure ai bisnonni, o ai vicini di casa, per sentirsi raccontare com’era la vita quando non c’era internet, né i telefonini, e neanche la televisione. Quando, insomma, bisognava far tutto con quasi niente – e forse è a questo che serve il teatro: loro sembrano saperlo bene, dal momento che la parola d’ordine della Bottega è RAD, Rispetto, Ascolto e Divertimento. Tre lettere ritagliate nel cartoncino bristol, tre bacchette magiche per tenere assieme quello che è stato, quello che viviamo e quello che vogliamo diventare.