Carlo Coda – direttore artistico del teatro Moderno

Carlo Coda – direttore artistico del teatro Moderno

di Piera Salvi. Foto: Gabriele Bellini

settembre 2017

«Un operatore culturale che crede sia importante lavorare per la cultura e per la crescita del territorio in cui vive». Così si definisce Carlo Coda, direttore artistico del teatro Moderno di Agliana. E sono numerosi i progetti culturali a cui si è dedicato e continua a dedicarsi. Diplomato al liceo classico Forteguerri di Pistoia, Coda dopo avere conseguito la laurea in lettere, con una tesi tra storia e critica del cinema e letteratura teatrale inglese, trascorre alcuni mesi a Londra, per approfondimento, alla biblioteca del “British film institut”.

Al ritorno in Italia inizia l’attività musicale come tastierista in una band e lavora con Luca Nesti in uno studio di registrazione. «Nascono da questa collaborazione» racconta Carlo «le prime programmazioni del Giugno aglianese per il Comune di Agliana». Alla fine degli anni Novanta viene creata l’associazione K.Lab e Carlo cura con Enrico Gualandi laboratori comunali di cinema ad Agliana. «In quel periodo» riferisce «abbiamo svolto laboratori anche nelle scuole, da Altopascio a Firenze, con progetti su cineproduzione video digitale. Il risultato più importante di K. Lab credo siano le tredici edizioni del “Sonar film festival”. Nel 2000 prese vita ad Agliana un concorso internazionale di cortometraggi. Prima di YouTube era un appuntamento avveniristico, da cui sono passati alcuni dei più grandi artisti. Negli anni, il “Sonar” era diventato troppo grande per restare ad Agliana, dove rimase solo il concorso di sceneggiatura, mentre i corti vennero trasferiti a Firenze e Signa. A Firenze abbiamo fatto anche una mostra nella Sala d’Armi di Palazzo Vecchio, su film di Sergio Leone».

 

Una bellissima esperienza il “Sonar”, che purtroppo è finita. Perché?

«E’ cambiato il rapporto con i finanziamenti istituzionali, che si sono ridotti. Inoltre, con la diffusione di YouTube il corto cinematografico è diventato genere di consumo. K. Lab si è sciolta con la fine del Sonar».

Parliamo del periodo legato alla musica. Come si chiamava la band?

«Si chiamava Ppoopp e il nostro genere era la musica pop. Era composta da Piero Cappellini, Alice Massei, Tomaso Azara e da me. Dal 1996 al 2002 abbiamo fatto concerti in Italia e all’estero: Austria, Svizzera e Germania».

E poi?

«Ho chiuso con la musica quando è nato il mio primo figlio».

L’interesse per il cinema come è nato?

«Da bambino, forse perché sono nato in una famiglia dove era notevole l’interesse per il cinema. Poi mi sono dedicato agli studi e alla formazione. Ho lavorato nelle scuole come formatore, con corsi di teoria e pratica. Erano organizzati dall’associazione Armunia. Sono stato formatore anche per associazioni di categoria, promuovendo il marketing su Internet attraverso video e cultura digitale. Con Gualandi, per due anni ho lavorato per l’Ambasciata olandese in Italia a progetti di distribuzione e promozione per lavori di giovani olandesi in Europa».

Approccio e interesse per il teatro come sono nati?

«Sono sempre stato spettatore. Mia zia mi portava al teatro Manzoni di Pistoia. Poi c’è stato un avvicinamento, attraverso esperienze negli anni Novanta, per quel teatro che aveva a che fare più con il visuale, come la video art. Ma questi sono interessi personali, che non interferiscono nelle scelte per la direzione artistica del Moderno, perché il teatro deve rispondere ai bisogni di tutta la popolazione».

A proposito di teatro Moderno, qual è l’obiettivo principale per la direzione artistica del teatro aglianese?

«Creare un punto di riferimento fisso per la cultura con un piccolo ridotto, la caffetteria, per i risvolti più commerciali».

 

Altri interessi?

«Sono un lettore bulimico. In particolare da quando si possono scaricare libri digitali, che si leggono anche al buio».

Fra i tuoi interessi c’è anche la danza?

«Sì, per seguire mio figlio Pietro e questo mi ha portato a interessarmi ad un linguaggio artistico che conosco poco. Organizziamo anche concorsi di danza al Moderno, con il supporto fondamentale di Elisabetta Bresci».

Progetti per il futuro?

«Sono abituato a guardare al massimo a piani triennali, lasciando “aperture” a varie cose. Naturalmente nei progetti futuri c’è quello di seguire i miei due figli e la famiglia. Ci sono i tre anni di gestione per riconfermare il lavoro al teatro Moderno e crescere ancora. Ma rispetto al futuro sono elastico».

Hai trascorso periodi fuori dall’Italia. E’ meglio vivere ad Agliana o all’estero?

«Mi piace viaggiare ma non mi piace allontanarmi troppo da Agliana».

Il tuo motto?

«Non solo fare io, ma cercare di trasmettere con il mio lavoro di operatore culturale. Ho un approccio approfondito con la realtà. Cerco sempre di capire il più possibile quello che mi trovo di fronte, dalle relazioni umane alla famiglia. Questo non significa non lasciare spazio ai sogni».

 

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