Concludendo – Dai diamanti non nasce niente…

Concludendo – Dai diamanti non nasce niente…

di Massimo Cappelli

dicembre 2015

“Dai diamanti non nasce niente

Dal letame nascono i fior”

Quello del titolo è il verso conclusivo della canzone Via del Campo di Fabrizio de André, con queste poche parole l’autore, esprime, in una maniera semplicissima ma inequivocabile, come ogni civiltà attribuisca il valore alle cose in maniera del tutto “abusiva” e contraria ad ogni legge della natura. E questo criterio è assai più accentuato nel nostro tempo. La maggior parte degli uomini e delle donne passano la loro vita alla ricerca della felicità, credendo che essa si trovi dentro le cose materiali ed esteriori, questo succede da sempre, ma l’importanza che diamo oggi al potere e soprattutto al denaro è veramente eccessiva. Nella nostra civiltà è nata la scienza del marketing,  ideata apposta solo per creare capitale. Sarà molto difficile, ma io credo che, in fatto di valori, in molti dobbiamo rivedere la nostra “scala”, cercando di tornare all’armonia istituita da madre natura e dalla sua legge primordiale. Quella che sto per scrivere è una storia inventata, di quelle che si raccontano ai corsi di formazione alla vendita e, anche se ambientata nel 1500, è molto adatta a cavalcare le strategie del mercato di oggi. La voglio raccontare soprattutto perché è propedeutica al ragionamento finale.

Nel sedicesimo secolo, qualche decina di anni dopo la scoperta dell’America, furono sempre di più le navi che solcarono l’oceano Atlantico alla volta del nuovo continente. Queste imbarcazioni portavano uomini e donne a cercare fortuna nel nuovo mondo, dove poter costruire, occupando le immense praterie, case, chiese, paesi e città. Fra tutta questa gente ci fu anche un ragazzo spagnolo, figlio di un artigiano vetraio che, grazie all’incontro di due civiltà diverse fra loro e a una sua intuizione, in qualche decina di anni e molte traversate riuscì a mettere da parte una vera fortuna, creandosi addirittura una propria flotta navale. Manolo (lo chiameremo così) scoprì che i nativi americani, i capi tribù e gli stregoni, erano attratti da specchietti, vetri colorati e biglie. Non avevano mai visto quel materiale, soprattutto gli specchi che riflettevano l’immagine di chiunque ci guardasse dentro, credevano fossero amuleti mandati dagli dei, e che regalassero immenso potere a chiunque li indossasse.

Manolo, appena sbarcato, in segno di amicizia, regalò ai capi tribù questo materiale, ed essi a loro volta ricambiarono la cortesia, regalando a lui pietre gialle e luccicanti, che abbondavano da quelle parti. In realtà erano oro e pietre preziose, che in Europa avevano un valore inestimabile. Questo rito fu fatto decine, centinaia, forse migliaia di volte negli anni e nello scambio, grazie alla diversità di cultura, entrambi ci guadagnavano non poco. I nativi americani erano molto meravigliati che questi visi pallidi, in cambio di qualche banale pietra, potessero regalare addirittura i magici amuleti degli dei che conferivano immenso potere ai capi tribù, i quali peraltro, venivano molto più rispettati dalla loro gente. Manolo e i suoi invece, una volta che tornavano a bordo della nave con la stiva traboccante di oro e diamanti, facevano festa in barba a quei selvaggi, che per qualche specchietto senza valore avevano dato in cambio una fortuna. Allora io dico: le cose di per sé non hanno valore, materiale o simbolico, siamo noi che glielo attribuiamo relativamente al nostro vissuto e alla nostra cultura. In questo caso, ogni volta che effettuavano lo scambio, entrambe le civiltà ne traevano vantaggio, vincevano tutti e due, ed è molto difficile vincere in due, poiché c’è bisogno che si incontrino due diversi sistemi di credenze, questo a cose normali è rarissimo; ma quando succede è molto facile fare fortuna. Infatti Manolo morì vecchissimo e ricchissimo, le tribù indigene invece, piano piano, vennero sterminate dai colonizzatori e dai virus portati dall’Europa. Ma questa è un’altra storia.

Come ho scritto prima, il racconto vuole mettere in evidenza l’utilizzo di strategie finalizzate all’arricchimento e al raggiungimento del potere che l’uomo da sempre ricerca; tende a mostrare gli strumenti che contribuiscono a questo raggiungimento, senza preoccuparsi da che parte stia la verità. Forse però non abbiamo ancora capito che il vero potere sta nel metterci al servizio del mondo, per migliorarlo, per progredire, e non mettere il mondo al servizio nostro, poiché questa è regressione. Il Vangelo ci insegna, con uno dei suoi messaggi più significativi, che il Buon Maestro si inginocchia e lava i piedi ai suoi seguaci, non ha bisogno che il mondo lo proclami un leader, anzi, è Lui che si mette al servizio di tutta l’umanità. Per cui, tornando a De André, non ha forse più valore un fiore che nasce in un letamaio, in quanto vivo, che una pietra, anche se si tratta di un prezioso diamante?

Meditiamo gente! Buon Natale a tutti.

 

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