di Piera Salvi
giugno 2023
Il “nostro” Cristiano Giuntoli è fra i grandi artefici del terzo scudetto del Napoli, conquistato dopo 33 anni d’attesa. Diciamo il “nostro” perché Giuntoli è aglianese e la conquista dello scudetto della squadra azzurra partenopea riempie d’orgoglio i cittadini aglianesi e non solo, anche i pistoiesi.
Del grande successo di Giuntoli nel mondo del calcio, su Noidiqua ci siamo occupati 2015, quando era definito l’artefice del miracolo Carpi, poiché sotto la sua direzione sportiva la squadra biancorossa emiliana in sei anni di scalata era passata dalla serie D alla Lega pro, poi in B e finalmente in A. Giuntoli nel 2015, dopo il successo col Carpi, passò al Napoli, ancora come direttore sportivo e in otto anni la squadra partenopea ha riconquistato il tricolore dopo oltre tre decenni. Già nel 2015 le cronache sportive parlavano del “modello Giuntoli” ovvero abbassare il monte ingaggi mantenendo competitiva la squadra, un “modello” risultato vincente anche con la squadra campana. E dopo lo scudetto del Napoli, nel mondo del calcio si è fatta largo l’ipotesi del passaggio di Giuntoli alla Juventus, ma anche del contratto che lo tiene legato al Napoli fino al 2024.
Al momento in cui scriviamo niente è deciso e Giuntoli non si sbilancia in dichiarazioni. Di sicuro c’è una cosa: l’aglianese Cristiano Giuntoli è nella storia del calcio e i suoi concittadini ne sono orgogliosi. A Giuntoli, come direttore sportivo del Napoli, è stato assegnato a Coverciano il premio “Inside the Sport 2023, il calciomercato tra business e passione”. Un giusto riconoscimento dopo otto anni di lavoro al Napoli, culminati con la conquista del sospirato scudetto. Nel 2015 aveva avuto l’onore (con l’amministratore delegato del Carpi, Stefano Bonacini e con il presidente, Claudio Caliumi) di ricevere dall’Università di Urbino il “Sigillo d’Ateneo”, prestigioso riconoscimento che per la prima volta veniva assegnato ad una società sportiva, indicata come modello da seguire, dove “i valori dello sport si sono incontrati con un’ottima gestione manageriale”.
Cristiano Giuntoli ha 51 anni, è partito dalla scuola calcio dell’Aglianese a sei anni, con un paio di scarpe usate avvolte in carta di giornale che furono le sue prime scarpe da gioco: «Allora si usava passare ai nuovi iscritti le scarpe dei ragazzi che lasciavano» ci aveva raccontato Cristiano. «Mi furono consegnate da Edoardo Baldi, lo ricordo bene, quando feci il mio ingresso nell’Aglianese. Mi iscrisse mio padre, perché voleva che coltivassi la mia passione per il calcio». Edoardo Baldi è stato un simbolo del calcio aglianese, in particolare per la formazione dei ragazzi e a lui è dedicato un campo da gioco. Poi Giuntoli aveva giocato nei settori giovanili della società neroverde, per passare successivamente al Prato, al Latina e in altre squadre liguri. Come giocatore era ritenuto un ottimo difensore ed ha disputato campionati di serie D e C. Come direttore sportivo ha esordito nel Carpi nel 2009 (dopo una collaborazione con il Savona), quando la squadra biancorossa emiliana era in serie D e in sei anni l’ha portata in serie A. Poi, gli ultimi otto anni con il Napoli e il trionfo con lo scudetto. La sua è una carriera sportiva in ascesa, ma ha ancora un forte legame con Agliana, dove vivono i suoi familiari e parenti.E’ qui che il “diesse” ormai diventato un mito ha il suo “buen retiro” nel poco tempo disponibile. E grazie a Giuntoli passa anche da qui un traguardo ai massimi livelli del calcio italiano. Dopo 33 anni d’attesa, Napoli torna a gioire (anche in città) con grandi meriti del suo “diesse”.