di Massimo Cappelli
dicembre 2020
La nostra rivista, che racconta le eccellenze nostrane, presenta stavolta un grande personaggio appartenente al mondo della comunicazione visiva: il graphic designer Emo Risaliti.
Raccontami la formazione e gli inizi.
Mi sono diplomato in grafica pubblicitaria all’Istituto d’Arte di Firenze e poi laureato in arti visive all’Accademia di Belle Arti. Dopo la fiducia di un mio professore che mi incaricò del primo lavoro nel 1977, ho iniziato progettando marchi aziendali per piccole tipografie e locandine per associazioni culturali. Alla prima manifestazione del fumetto di Prato vinsi un premio fuori concorso, ma il primo vero e proprio mandato lo ebbi dall’ARCI pratese, con cui ho collaborato per alcuni anni. I manifesti commissionati, molti in collaborazione con l’ufficio cultura del Comune di Prato, furono un buon trampolino per lavorare con il Comune stesso, dal quale infatti ottenni diversi incarichi. Nel 1988 fui scelto per rappresentare Prato alla “Biennale dei Giovani Artisti dell’Arte Mediterranea” di Bologna, dove fui notato da un responsabile alla comunicazione dell’allora PCI che nel 1989 mi affidò per 5 anni tutta la comunicazione della Festa Provinciale dell’Unità Fiorentina. Lì conobbi la persona che successivamente, diventato sindaco di Fiesole, mi commissionò molti lavori, tanto che divenni poi responsabile dell’immagine della Città di Fiesole per più di una decina d’anni. Con la Provincia di Firenze sviluppai una dozzina di poster relativi ad un ciclo di conferenze per lo sviluppo del territorio. Dopo che ebbi realizzato il marchio del “Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni” di Empoli iniziò una lunga collaborazione con gli uffici cultura del Comune di Empoli e di Vinci. A fine anni ’90 ebbi modo di cominciare a lavorare nel mondo del vino dando il via ad una lunga carriera professionale nella progettazione di etichette e packaging per le aziende vinicole.
Secondo te oggi la grafica ha perso il carattere, la purezza artistica, la sua “nobiltà” insomma?
Se andiamo a vedere nella storia della grafica pubblicitaria e nei manifesti dei primi anni del secolo scorso era l’artista, da solo, che con la sua intuizione componeva la pubblicità con tutti i suoi contenuti, legando il messaggio al prodotto e indirizzandola al suo mercato. Oggi in un’agenzia pubblicitaria ci sono diverse figure che lavorano alla messa a punto della comunicazione, tra cui l’account, il copywriter, l’art director, che devono tenere conto degli indirizzi “imposti” dal marketing (nato in America nei primi anni ’50). Paradossalmente proprio in USA negli anni ’70 apparve una generazione di grafici che influenzarono con il loro segno “artistico”, non focalizzato direttamente alla vendita, il linguaggio della grafica del resto del mondo. Un esempio per tutti: Milton Glaser creatore di “I love NY”, il famosissimo marchio della metropoli statunitense. Mi è capitato e capita di collaborare creativamente con agenzie, ma avendo lavorato più per il settore culturale, che mi ha permesso di ideare e realizzare la comunicazione il più spesso da solo, mi sento più simile ad un grafico dei primi decenni del ‘900.
Di cosa vai più orgoglioso?
Questa ultima personale di ottobre ‘Manifestare Prato’ mi ha gratificato molto e devo dire che non me l’aspettavo: le persone all’interno delle amministrazioni cambiano, per cui si deduce che la motivazione di fare la mostra venga proprio dai miei lavori e non dalla conoscenza diretta. Altra cosa di cui vado molto orgoglioso è quando sono stato chiamato, insieme ad alcuni designer di livello internazionale, dall’Università di Treviso ad insegnare progettazione di etichette. Ma anche rappresentare la Città di Prato a Bologna, a fine anni ’80, di cui ho parlato prima. Riguardo ai lavori devo dire che ci sono stati “parti” più facili e altri più difficili ma sono tutti “figli”. Oltre alla collaborazione con Prato, anche gli anni nei quali ho curato la pubblicità per il gruppo editoriale Giunti, i tanti anni di art direction per la rassegna fiorentina “Opera Festival” e quelli per il Comune di Fiesole sono sicuramente motivo di orgoglio. Lavori stimolanti che mi hanno sempre spinto a dare il meglio, già a partire dal primo, quello commissionato dal mio professore o i primi marchi per le tipografie… diciamo che ogni lavoro, anche in quanto occasione in cui ho ricevuto fiducia, ha contribuito a formare, oltre al grafico, la persona che sono oggi.
Nel mio lavoro di pubblicitario, in trentadue anni ho conosciuto diversi grafici, oggi devo ringraziare Emo Risaliti perché attraverso di lui sono riuscito a raccontare le caratteristiche che contraddistinguono un creativo che sono la sensibilità, l’estro e la fantasia, certo; ma anche la fermezza e il carattere! Per esempio, proprio come Emo mi ha raccontato, aver avuto, poco più che ventenne, un diverbio con il grande Armando Testa.