di Piera Salvi. Foto: Adriano Tesi.
dicembre 2014
Una donna dalle mille passioni, dove l’arte è il valore principale. E’ Giada Mazzini, artista aglianese. Osservando le sue opere, sculture, stampe ad acido e pitture a fuoco con fiamma ossidrica, non possiamo più usare l’espressione “freddo come l’acciaio”. Una figura esile quella di Giada, alle prese con una forma d’arte che richiede anche un lavoro pesante, insolito per una donna, oltretutto artista: saldatura, molatura, pittura con fiamma ossidrica. Perché l’acciaio è la materia scelta, che nelle sue mani prende anima e vita, tra morbide ondulazioni e riflessi di luce. I risultati sono eccellenti, come dimostrano i successi ottenuti in varie collettive, alla fiera di arte contemporanea Step art fair – Fabbrica del vapore di Milano e nella personale “Oltre”, alla galleria di arte contemporanea Die Mauer di Prato. Giada Mazzini, ex fashion designer, ex atleta (ha praticato equitazione a livello agonistico ed è stata campionessa di karate) ma anche musicista e non solo: è sposata e madre di due figli. «L’arte è stata la mia grande passione fino da piccola, ma è solo da qualche anno che ho scelto di dedicarmi seriamente a questa mia esigenza di vita. Nel quotidiano sono molto pragmatica, anche perché devo organizzarmi con gli impegni familiari. Da adolescente ho percorso altre strade per assecondare la famiglia, che mi impedì di iscrivermi al liceo artistico e così mi iscrissi alla scuola più vicina a casa, il Capitini. Contemporaneamente però frequentavo corsi di disegno».
E dopo il diploma?
Volevo iscrivermi all’Accademia d’arte, ma i miei genitori avevano un maglificio e volevano che entrassi a lavorare in ditta seguendo la parte fashion. Accettai, mi iscrissi ad una scuola di fashion design e per tanti anni ho lavorato nell’azienda di famiglia, sempre coltivando l’interesse per il disegno e la pittura.
Quando è arrivata la svolta decisiva?
Quando i miei genitori hanno deciso di ritirarsi dall’azienda. Sono tornata a scuola, perché vivo per obiettivi e affronto tutto seriamente. Per dedicarmi all’arte sentivo che dovevo avere tutte le competenze, sperimentare tutte le tecniche per poter scegliere la giusta via. Ho fatto scuole di decorazione, di pittura murale e di affreschi. Nel 2010 ho ricevuto il “Premio Firenze” sezione pittura, ma la pittura non era in quel momento ciò che mi serviva per esprimermi; avevo bisogno di una materia forte e ho scelto l’acciaio, come un colpo di fulmine. Mi piacciono le persone introverse e nell’acciaio vedevo tante risorse “oltre” l’apparenza. Mi sembrava anche il più versatile. Sono partita da un progetto di introspezione ed ho percorso tante strade con questo materiale: pittura, foto, stampa ad acido, abbinamenti con il legno, pittura a fuoco con la fiamma ossidrica. Per realizzare questo progetto è stato importante poter contare sull’aiuto dei miei cugini, che hanno un’officina meccanica per la costruzione di macchine tessili.
Tuffiamoci per un attimo nel suo passato agonistico…
Da bambina e fino a 16 anni ho praticato equitazione, gareggiando nel salto a ostacoli, poi mi sono dedicata al karate, vincendo anche i campionati italiani. Sono arrivata al grado di cintura nera ed ho anche insegnato. Ho lasciato prima di sposarmi, ma è uno stile di vita che mi accompagna.
Nel presente c’è anche la musica…
Da due anni studio seriamente chitarra, uno strumento che ho sempre amato. Mio nonno, Gualtiero Mazzini era un musicista, suonava nella banda locale e penso di avere ereditato da lui l’inclinazione per l’arte e la musica.