di David Colzi. Ph: Foto Olympia
marzo 2025
Una nuova rubrica per conoscere alcuni utensili curiosi del Museo etno-demo-antropologico Casa di Zela di Quarrata, appartenenti al nostro recente passato. Ad accompagnarci in questo viaggio, ci sarà Ernesto Franchi, responsabile e guida del plesso.
Nella prima puntata vi mostriamo un oggetto assemblato con pezzi di recupero, ritrovato a Montemagno, nella casa del guardacaccia del Barco Reale Mediceo. Si tratta di un fucile-balestra-archibugio, dall’ossatura in legno, la cui canna in ferro era stata ricavata da un tubo usato per l’idraulica. La cosa interessante è il dispositivo che lo faceva sparare, perché rivela una buona conoscenza della meccanica delle armi, sebbene chi lo avesse realizzato non fosse un armaiolo. Nello specifico, il colpo partiva grazie a quell’arco che spunta dai lati, ottenuto da tre stecche di ombrello in acciaio, attorcigliate assieme. Queste venivano messe in trazione tramite una corda, bloccata sul cane del grilletto. Una volta premuto quest’ultimo, veniva rilasciata la corda che spingeva un grosso chiodo dentro la canna, fungendo da percussore che andava a detonare il fulminante, facendo così esplodere il colpo.
Per caricare “il fucile”, si calava dall’alto la cosiddetta polvere nera, composta da zolfo, salnitro (ovvero la muffa bianca presente nelle stalle) e carbone, sapientemente miscelati. Successivamente si aggiungeva cartone o stoppa per separare la polvere dai pallini, che non erano quelli classici di piombo, bensì pezzetti di filo di ferro sminuzzati, avanzati dalla legatura delle viti, sempre nell’ottica del riciclo. Infine, per non far cadere l’intero contenuto, si sigillava il tutto con altro cartone oppure con della cera.
Ma a cosa serviva un’arma di quel tipo, indubbiamente poco stabile e sicura? La sua funzione era di “intimidire” ladri o animali selvatici che si intrufolavano nell’aia o nella stalla dopo il crepuscolo. Al riguardo non era raro che le case avessero nel muro, una feritoia all’altezza della camera da letto che puntava direttamente sul cortile, proprio per poter fare fuoco nel cuore della notte senza uscire di casa, utilizzando lo stesso principio dei soldati medievali che scoccavano le frecce dalle mura del castello.