di Marco Bagnoli
dicembre 2023
Stavolta potremmo essere banali, e cominciare l’articolo dicendovi che se non vi piace il rock, allora potete pure voltare pagina. Scusate la banalità, ma stavolta è proprio così. Perché parliamo dei Pearl Jam, e il volume si alza. E i Last Dogs? Con calma, ci arriviamo.
I Pearl Jam si formano nella Seattle “Grunge” del 1992, e sono tutt’ora in attività, dopo una decina di album in studio e una quantità spropositata di concerti dal vivo. Suonano rock, un rock “moderno”, ma fortemente ispirato alla musica del passato, da Neil Young a Jimi Hendrix ad altri ancora. Nel 1992 inizia a seguirli anche Marco Mangoni, che abbiamo incontrato questa sera assieme a Tommaso Colzi. Marco e Tommaso sono i due chitarristi dei Last Dogs, la tribute band che Marco ha deciso di costituire nel 2009. Marco era talmente appassionato della musica degli amati Pearl Jam che non gli bastava più ascoltare i dischi o andarli a vedere dodici volte dal vivo: Marco voleva suonare lui stesso quella musica, e farlo per bene, con la gente giusta. Tommaso è stato il primo a rispondere all’appello; i due si conoscono da una vita, ma Tommaso non si era mai dedicato poi molto all’ascolto dei Pearl Jam, almeno fino al 2009… e da allora in poi non ha più smesso. Restavano da trovare gli altri elementi della band. Nel corso di questi lunghi anni si sono avvicendati diversi elementi, tanto al basso che alla batteria, e ovviamente alla voce.
La formazione attuale vede Alberto Pieri al basso, Matteo Fiorentini alla batteria e Giuseppe “Jeremy” Motta alla voce. L’età media di questi ragazzi di provincia oscilla tra i quarantanove e i trentasei anni, senza stare a fare troppi nomi! La loro sala prova si trova ad Agliana, e la stanno consumando a forza di suonarci, ma certo i risultati si vedono, anzi, si sentono. I Last Dogs hanno un pubblico ampio e affezionato, tutto il pubblico amante del rock in giro per il mondo, e amante in particolare della musica dei Pearl Jam. E infatti loro non suonano altro, sia chiaro. Eppure, oltre ai pub e le sagre e ai locali più giusti per il rock, non è mancata l’occasione di suonare ad un matrimonio – anche se non in chiesa. Il loro attuale campo d’azione si estende da Livorno a Pisa ad Arezzo e dintorni, oltre ovviamente alle piazze di Pistoia e Prato. Anzi, un noto sindaco di cui non faremo il nome è un grande ammiratore della band di Seattle, e quindi dei Last Dogs, oltre che del rock in generale.
Comunque, prima di ringraziare tutti i musicisti che hanno suonato con loro, e in particolare il bassista Cosimo Cecchi, che adesso vive a Portland, e i cantanti Mirko Infelici e Filippo Pierotti, è doveroso soffermarsi sul perché i Last Dogs sono così bravi. Alla fine si tratta di una questione soggettiva, ma certo la loro accuratezza nel ricreare il sound live dei Pearl Jam li distingue da tutte le altre tribute del gruppo che ci sono in Italia. Quello delle tribute, delle cosiddette “band fotocopia” delle originali, è un fenomeno ormai inarrestabile, spesso dagli esiti sorprendenti. Anche i Last Dogs sono eccezionali, ma il loro approccio non li rende affatto una fotocopia, forse più uno schizzo a carboncino. Oppure meglio, un murales colorato; e in fondo, invece della firma del writer, ecco i titoli dei due dischi dei Pearl Jam da ascoltare a tutti i costi: Yeld e Pearl Jam (altrimenti noto come Avocado).
Sarebbe molto bello raccontarvi tutte le minuzie stilistiche di questa musica così grezza e raffinata, ma i Last Dogs ci tengono a precisare che non sono affatto persi ad abbaiare alla luna, e sono disponibili per partecipare a un eventuale concerto di raccolta fondi, per aiutare la popolazione colpito dall’alluvione. E questo è molto rock.