di Piera Salvi
giugno 2021
Voleva fare l’avvocato, si era laureata in giurisprudenza e aveva frequentato uno studio legale ma era appassionata all’arte. Ha prevalso lo spirito artistico e l’ha fatto diventare la sua professione. Lucetta Risaliti, aglianese doc, docente di materie artistiche e critico d’arte, nel suo studio a Firenze impartisce lezioni a studenti di tutto il mondo. Come critico d’arte cura mostre in Toscana e in altre regioni e su Facebook recensisce “Un artista al giorno”, italiani e stranieri. Una sua opera “Adamo ed Eva”, molti anni fa ha ottenuto il premio della critica alla Biennale d’arte di Venezia e ne è stata tratta anche una scenografia, su richiesta di una compagnia teatrale di Savona, che l’ha portata in molti teatri dell’Italia del Nord. Lucetta ha seguito anche corsi di recitazione al teatro La Pergola di Firenze e si cimenta in letture sceniche in librerie, mostre di pittura e altri eventi culturali. Ascoltarla mentre parla dei suoi molteplici interessi artistici è un vero piacere.
Come è passata da uno studio legale all’Accademia di belle arti?
«Ho sempre avuto passione per l’arte. Avevo fatto un anno all’Accademia, ad una mostra ho reincontrato una docente che mi ha proposto di lavorare su pitture a olio. La mia decisione di cambiare è nata allora. Ho frequentato contemporaneamente l’Accademia di belle arti di Firenze e, per sei anni, la bottega del celebre maestro fiorentino Pirzio, che aveva lavorato con Picasso. Mi sono laureata in pittura e ho avuto tra i miei maestri altri artisti celebri. Il mio stile è figurativo, ma la mia formazione spazia anche nella pittura Zen, perché ho seguito corsi di una maestra cinese, e l’astrattismo che ho studiato per quattro anni».
Quando ha aperto la sua scuola di pittura a Firenze?
«Nel 1996, prima in via Della Pergola, poi in via Ghibellina. Ho insegnato anche alla Michelangelo e ho collaborato con la Machiavelli, per la sezione pittura. Ho allievi che vengono da ogni parte del mondo».
E’ più appagata nell’insegnamento o nell’esprimersi come pittrice?
«Se dipingo entro nel personaggio, lo faccio di notte perché non ho distrazioni e tendo a concludere l’opera. Poi, successivamente, faccio i ritocchi. L’insegnamento mi piace perché posso vedere una persona che realizza il proprio obiettivo e perché insegnando s’impara. Come docente seguo la personalità e le intenzioni dell’artista, ognuno deve esprimersi anche in base ai colori che sente. Il cromatismo è fondamentale. Io sento molto la ricerca tonale della Scuola fiorentina, che è abbastanza difficoltosa».
Teatro e pittura si influenzano a vicenda?
«Fino da ragazzina, quando studiavo Caravaggio, mi resi conto che aveva un teatrino. Il teatro è la vita. Se reciti vivendo la pittura ha molto a che fare con il teatro. I miei quadri hanno un senso teatrale, cerco di fare effetti scenici».
La pandemia ha bloccato anche la scuola di pittura e le mostre?
«La scuola di intercultura è rimasta chiusa. Ho fatto qualche lezione a livello individuale. La collettiva “Contatto avvenuto: Giotto e Leonardo” allestita il 6 giugno a Villa la Gigliola di Montespertoli, ha sancito la riapertura delle lezioni di pittura. In autunno abbiamo in programma una mostra sui Templari».
E’ soddisfatta per avere scelto di fare l’artista invece che l’avvocato?
«Fare l’avvocato dal punto di vista economico poteva essere più redditizio. Gli studi in giurisprudenza mi sono serviti, ma con la scelta che ho fatto mi sento realizzata. L’arte è un fuggire alla vita di tutti i giorni ed entrare in un’altra dimensione. La mia scuola è un cenacolo dove si incontrano pittori e poeti, abbiniamo spesso opere pittoriche a poesie».
Le sue aspirazioni per il futuro?
«Proseguire, seguendo la mia stella, questo fuoco che mi ha portato a sempre nuovi scenari, a incontrare tante persone. L’arte mi ha permesso i contatti umani».