di David Colzi
settembre 2014
Macellaio di professione ed artista per vocazione, il protagonista di questo articolo nacque ad Agliana il 2 novembre 1948, avendo lo stesso nome e cognome di un cugino del padre, quello stesso Magnino Magni a cui il nostro Comune ha dedicato una via, in quanto eroe Partigiano ucciso a Treppio nel ’44, considerato uno dei massimi organizzatori della resistenza pistoiese. E’ facile intuire che non fosse facile “indossare” quel nome così importante nell’immediato dopoguerra; d’altronde, come ci ricorda il figlio Ivan, la famiglia da cui proveniva il nostro artista considerava il confronto con le tematiche serie del mondo, come il sale di molte conversazioni; lo stesso Magnino canta in una sua canzone, intitolata “Il fruscio”: a casa mia usava essere saggi e seri a quindici anni.
Fondamento della cultura del primo Magnino, cioè l’artista-pittore, è stato il “Circolino”, al contempo contenitore di esperienze politiche di sinistra e fucina di talenti artistici; risale al 1967 la nascita dello “Studio popolare di pittura” collocato in una stanza sopra il locale, a cui presero parte gli artisti Giagnoni, Giusti, Lo Cascio, Mascaro, Nuela, Palandri, Romano, Ruffa, Serboli, Sardi e ovviamente il nostro Magnino. La sua passione per la pittura ha un’interessante chiave di lettura nelle parole dell’artista Sauro Valentino Sardi, che nella pubblicazione “Magnino – uno di noi” scrive: (…) Magnino aveva un nome importante, eroico che veniva dalla Resistenza (…) Ed ecco appunto il movente/arte, lo stimolo, il pungolo costante proteso al raggiungimento di una dimensione che egli aveva ben chiara: dimostrare la sua valenza (…) In circa 10 anni di pittura, vennero alla luce quadri intensi che proponevano principalmente temi di forte impatto sociale come la guerra, i campi di concentramento, la fame nel mondo, i malati di mente e la morte. «Raramente firmava le sue opere» precisa Ivan «perché per lui era più importante esprimersi che diventare un professionista dell’arte».
Fu questo insopprimibile bisogno di esprimersi al di fuori di ogni schema, che gli fece abbandonare la pittura alla fine degli anni ’70 per passare ad altro, ovvero la musica. Il recupero di questa arte, i cui rudimenti li aveva appresi nell’infanzia, coincise con la frequentazione di Realdo Tonti, cantante aglianese di ottava rima: i due iniziarono un sodalizio artistico e Magnino imparò a destreggiarsi (con qualche licenza poetica) tra le regole del mondo della canzone; arrivarono quindi i primi spettacoli con i poeti Nello Landi e Florio Londi nelle feste di paese. Sempre di quegli anni è l’incontro con il cantautore Francesco Guccini, conosciuto dopo un concerto a Bonelle. Spulciando ancora la pubblicazione, “Magnino – uno di noi”, si può leggere una lettera del 1987 in cui il cantante di Pavana, dopo aver ascoltato un’incisione su cassetta, parlava così delle canzoni scritte da Magnino: (…) sento nei testi una notevole forza popolaresca, nel senso buono, ovviamente del termine (…) Esce, dal tutto, un prodotto curioso, in un certo senso affascinante; forse, se mi permetti, grezzo un poco, ma di grande forza espressiva.(…) Allora continua pure a fare canzoni: il talento c’è, mi sembra (…).
Leggendo questo attestato di stima, non sorprende che il “cantautore alla mano” di Agliana fosse stato invitato qualche anno prima, nel 1984, ad aprire il concerto di Guccini a Pistoia. Le sue canzoni si rifacevano al vissuto quotidiano, senza tradire quell’attenzione al sociale che lo aveva già contraddistinto nella pittura; si passava da Al mio paese a Baiardo, ovvero componimenti legati ad Agliana e ai suoi personaggi, fino ad arrivare a pezzi più intimisti come Il cantastorie, e il già citato Il fruscio. Una menzione speciale la merita La femmina di Piombino, la cui creazione risente della vicinanza di un altro amico speciale, Roberto Benigni, il quale condivideva con Magnino e il Tonti la passione per l’ottava rima. Fu proprio Benigni, dopo aver ascoltato per l’ennesima volta il canto anarchico Il maschio di Volterra, a dire: «perché non facciamo “La femmina di Piombino?» Magnino lo prese in parola e così compose la suddetta canzone. Il nostro artista morì prematuramente nel 1986, a seguito di una brutta malattia che lo fece spengere a soli 38 anni.
In conclusione vi segnaliamo una iniziativa degna di nota, l’istituzione del “Premio Magnino”, un contest di parole e musica d’autore, nato dall’idea di Luca Nesti e inserito nel programma del Giugno Aglianese 2014. Pare proprio che Guccini avesse ragione in quella famosa lettera del 1987, quando scrisse: (…) per il resto l’importante è far sentire sempre la propria voce, e con questa e con le nostre idee venire ricordati. (…)